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adornano, nelle due stazioni principali della strada di ferro, le quali domandano più di settantamila metri quadrati di libera superficie.

Per grande ventura delle generazioni attuali, egli legava però, nelle di lui Ricerche questa follia alle generazioni future; ma, quasi per ispianar loro il cammino, andava intanto proponendo, di concerto coll’architetto signor Durelli, per quanto ora mi dice, di collocare la stazione della strada di ferro bensì fuori della città, ma in faccia al borgo della Stella, onde, in seguito, poter raggiugnere, per esso borgo, la piazza del Duomo.

241.° Quando io giunsi in Italia, quando io studiai il terreno e la linea questa idea era già sparsa nel pubblico, ed era anche da alcuni accarezzata, perchè pochi conoscevano, in allora, e pochi conoscono fors’anche ora, cosa sia una stazione principale di una grande strada di ferro, e quanti e quanto gravi sieno gli inconvenienti e le spese a cui si va incontro, entrando con una strada di ferro nel cuore dell’abitato di una città.

242.° Convinto della stranezza di quell’idea e dell’impossibilità di condurla ad effetto nè ora, né mai, senza muovervi parole contro, per non destare dissidii, la misi a parte, e scelsi per ricapito della strada, e per la stazione di Milano, il terreno attiguo alla strada di circonvallazione in faccia al borgo dei Monforti, pensando che per comunicare colla città si potrebbe, intanto, servirsi delle due porte Orientale e Tosa, e che in seguito si potrebbe proporne l’apertura di una terza nel bastione dei Monforti di concerto ed a spese comuni col Municipio.

243.° Quando il dottore Cattaneo seppe ciò, non ebbe pace finché non condusse la sezione lombarda della Direzione a parlarmi del borgo della Stella, e del profitto che se ne potrebbe trarre per giugnere in seguito nel centro della città e nella piazza del Duomo almeno coi mezzi di trasporto ordinarii.

Risposi dimostrando, perchè io avessi scelto il borgo dei Monforti, e concludendo che nessun pensiero si poteva fare sopra il borgo della Stella se il Municipio di Milano non si assumesse di allargarlo onde poter giugnere liberamente almeno fino al corso di porta Tosa, e che l’unico partito da prendersi, per allora, era di studiare da S. Felice sino a Milano due zone e due linee, una diretta al borgo dei Monforti, e l’altra al borgo della Stella, ed attendere poi per decidersi, sopra una delle due, le risoluzioni del Municipio di Milano.

Così fu fatto, e questa è la ragione per cui due furono le linee e le zone studiate da S. Felice a Milano, come ho accennato al paragrafo 184.

244.° Appena questa determinazione fu presa tra la sezione lombarda e me, il dottore Cattaneo, per istringermi, come egli credeva, al pensier suo, per confondere ed imbarazzare colle di lui ciarle, colle di lui fantasie l’opinione pubblica, che aveva invece bisogno, in un affare tanto nuovo per l’Italia, tanto importante, tanto utile, di essere modestamente, ordinatamente, chiaramente istruita e guidata, stampò addirittura, in novembre 1837, nella Gazzetta privilegiata di Milano, che la stazione della strada di ferro sarebbe collocata presso porta Tosa in faccia al borgo della Stella.

Io me ne sono lagnato subito col direttore signor Brambilla, scrivendogli da Goito la sera del 19 novembre 1837. (Allegato TT’.)

«L’ultima pubblicazione del giornale di Milano non dice il vero, e non vi è che il vero che duri, e che sia veramente e costantemente utile.

«Sul ricapito della strada di ferro a Milano, il vero è questo:

«Nell’attuale condizione e nell’attuale stato della città di Milano, il comodo e l’utilità degli interessati e degli utenti vuole che si giunga alla strada di circonvallazione, ma