Pagina:Milani - Risposta a Cattaneo, 1841.djvu/84

74

«Che se per la di lei posizione montuosa ed elevata non si poteva, senza grave danno pubblico e degli azionisti, riunire la città di Bergamo immediatamente alla linea principale, si poteva però provvedere ai bisogni della provincia e della città di Bergamo con una diramazione diretta da Treviglio a Bergamo, e lo si sarebbe fatto».

238.° Nessuno mi ordinò, nessuno nemmeno mi invitò ad occuparmi di una diramazione per Bergamo. L’ho fatto spontaneamente, mosso dall’interesse pubblico e da quello della società; l’ho fatto subito, ai primi di ottobre, cioè un mese prima del mese di novembre, e contemporaneamente agli studii della grande linea.

Ed è appunto perchè così fu, che il dottore Cattaneo stampò nelle sue Osservazioni alla memoria dei signori Bergamaschi1, che io mi sono determinato da me a riconoscere di nuovo gli accessi di Bergamo, e che in quelle Osservazioni parla forse le venti volte delle utilità del braccio da Treviglio a Bergamo, e della preferenza che egli meritava sovra d’ogni altro, del qual braccio da Treviglio a Bergamo io aveva parlato per il primo di tutti nella conferenza del 28 novembre 1837.

Ora legga chi può, senza gridare al mentitore, che

anche pel braccio da Treviglio a Bergamo fa necessario, in novembre 1837, promuovere domande da altre persone prima che l’ufficio tecnico se ne volesse occupare, come scrive lo stesso dottore Cattaneo alla pagina 51 della Rivista.

239.° Nella parte della città di Milano, che guarda ad oriente, che è quindi volta al ricapito della strada di ferro da Venezia a Milano vi sono due borghi, uno detto dei Monforti, l’altro della Stella. Il primo corre quasi in mezzo alle due porte chiamate Orientale e Tosa) il secondo vicino ed a nord della porta Tosa. Tutti e due incominciano alla mura di cinta della città, ma non ad una Porta: incominciano ad un bastione, e tutti e due si avviano verso il centro della città. Il borgo dei Monforti sbocca direttamente e liberamente all’estremo a sud del corso di porta Orientale, proprio al crocicchio di più strade principali, cioè del corso Francesco che mette alla piazza del Duomo, della contrada del Monte, di quella del Durino, che, unite al corso di porta Orientale, sono quattro dei tronchi principali delle maggiori comunicazioni interne della città. Il borgo della Stella mette al corso di porta Tosa, ma là cessa ogni ampia e libera comunicazione coll’interno della città, poiché, per andar oltre, convien percorrere le strette contrade del Broglio, delle Tanaglie, di S. Martino; e per giugnere poi alla piazza del Duomo, od alla contrada Larga, le altre pure ristrette dell’Arcivescovado e di S. Clemente. Chi volesse andar dritti dal corso di porta Tosa alla piazza del Duomo, dovrebbe atterrare, oltre molte case minori, il palazzo arcivescovile e buona parte del palazzo reale.

Il borgo dei Monforti è un ricco borgo bene lastricato, bene selciato, con nobili fabbricati ai lati, ed ampio a sufficienza. Quello della Stella è un povero e meschino borgo, mal selciato, con umili fabbricati ai lati, e largo non forse la metà di quello dei Monforti.

240.° Tra i pensieri insensati che bollirono e bollono nella testa del dottore Cattaneo vi fu, e vi è ancora (Pag. 65 della Rivista), quello di condurre la strada di ferro lombardo-veneta a far capo dal duomo di Milano all’incomparabile palazzo di S. Marco in Venezia2, cambiando così le due piazze di S. Marco e del duomo di Milano, e tutti i fabbricati che le

  1. (Annali di Statistica del secondo semestre 1837, pagina 291.
  2. Annali universali di Statistica. Giugno 1836, pagina 38.
    «Cosi non agli occhi nostri, ma a quello dei nostri nipoti (perchè queste sono cose forse remote) la strada ferrata da Milano a Venezia farebbe capo dal duomo di Milano all’incomparabile palazzo di S. Marco, offrendo nel punto più bello e fantastico queste due belle e famose città.