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a piedi, perchè nulla mi sfuggisse, approfittando anche di tutti i luoghi elevati, perchè il terreno mi si presentasse più estesamente, più aggruppato. Dall alto scorsi le mosse generali del suolo; camminando, gli accidenti particolari; poscia riscontrai tutto sulla carta topografica e notai tutto.
Così ho riconosciuto il corso di tutti i fiumi principali che si incontrano tra Venezia e Milano, per tutta quella parte degli alvei loro che attraversa l’alta pianura lombardo-veneta, onde stabilirvi i migliori e più sicuri passi; così ho riconosciuta tutta la parte alta della pianura lombardo-veneta, tutti i colli del lago, tutto il terreno chiuso tra Bergamo, l’Adda, il Serio e la strada postale che da Treviglio va a Chiari.
183.° Scelsi la zona: una per tutto, fuorché in tre luoghi. Furono due dal Mincio a Castiglione delle Stiviere, una al nord della strada postale di Mantova, l’altra a sud; due per la diramazione da Treviglio a Bergamo, una per Lurano e Stezzano, l’altra per Pomirolo, Verdellino, Grumello; due da S. Felice a Milano, una diretta al borgo dei Monforti, l’altra al borgo della Stella.
184.° Furono due a Castiglione per indagare una media tra la maggior brevità della linea, ed il minor movimento di terra.
Due nella diramazione di Treviglio per partire, se mi riusciva, dalla strada principale da un punto più elevato che nella prima, onde diminuire, se fosse stato possibile, la forte ascesa di Bergamo. Perchè poi siano state due da S. Felice a Milano, lo dirò in seguito. (Paragrafo 243)
185.° Stabilite le zone, ritornai da capo ad uno studio più minuto del terreno, anche questo fatto a piedi, per determinare in ciascuna zona la lista di suolo sulla quale ristrignere lo studio particolareggiato, cioè le operazioni geodetiche.
186.° Stabilita questa lista di suolo, tracciai in essa, e sulla carta topografica del Regno lombardo-veneto, la linea che mi sembrò la più probabile, non come linea definitiva, ma come linea di studio, e come base degli studii futuri.
La ho tracciata prima con alcuni fili di seta per averla libera e pieghevole, per poterla far oscillare fra stretti limiti, come più mi sembrasse necessario. Ed è appunto a questo materiale tracciato con fili di seta sulla carta, che la sincerità e la lealtà del dottore Cattaneo vorrebbero ridurre tutto il mio studio del terreno e della linea.
187.° Segnata sulla carta questa linea di studio, questa base degli studii, la tracciai sul terreno, e misi all’opera gli ingegneri operatori ed assistenti, prescrivendo loro di rilevarmi una planimetria d’avviso di tutta la lista, ed esattamente poi almeno tre linee longitudinali di livellazione, cioè la linea tracciata, e due, una ad ambo i lati di essa, e distanti da essa di cento metri almeno.
Mai ho detto, mai ho scritto che quella prima linea da me tracciata, e base delle livellazioni da seguirsi, fosse la linea definitiva, si dovesse avere per la linea definitiva prima di riconoscere il risultato delle livellazioni, prima che io avessi su quelle livellazioni studiate e concretate le pendenze. Ho anzi sempre detto e scritto il contrario: e fatto è che la vera linea della strada, la vera linea del progetto è per tutto compresa nella lista di suolo che io aveva determinata, ma non è per tutto la linea che fu tracciata per la prima nelle operazioni geodetiche.
188.° Quanto ho asserito, può essere confermato da tutti gli ingegneri dell’ufficio tecnico, dalla Direzione, dai moltissimi che mi videro all’opera.
Quanto ho detto, è provato dalle istruzioni date agli ingegneri operatori; dai miei rapporti alla Direzione, alcuni dei quali furono anche stampati.