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Gli ingegneri operatori e gli ingegneri assistenti furono assunti come ingegneri della società e della Direzione, mediante contratto contenente gli obblighi ed i diritti reciproci; erano risponsabili verso l’ingegnere in capo, e la loro scelta e la loro nomina venne approvata e lodata dalla Direzione.

Due soli ingegneri uscirono dall’impresa e dall’ufficio tecnico, e spontaneamente, per cause estranee all’impresa, all’ufficio tecnico, all’ingegnere in capo. Tutti e due recando seco la stima e l’amicizia dell’ingegnere in capo, tutti e due accordando all’ingegnere in capo la stima e l’amicizia loro.

Non sapersi di quali collaboratori del Politecnico parli il dottore Cattaneo. Se con questo intende l’ingegnere signor Tatti, che è uno dei due ingegneri usciti, avrebbe dovuto dire un collaboratore, e non alcuni collaboratori, e dire anche perchè ne era uscito.

Gli ingegneri dell’ufficio tecnico prestarono alla società, alla Direzione ed a me, non la servitù della loro mano, come bassamente ed ingiustamente scrive il dottore Cattaneo per umiliarli, ma l’opera della loro mano, e l’aiuto efficace della loro intelligenza, dei loro studii, delle loro pratiche, del saper loro.

Resta il giogo delle discipline umilianti: anche questa è una sfacciata menzogna*, ed io, in mio nome ed a nome di tutti gli ingegneri dell’ufficio tecnico che ho avuto l’onore di dirigere, sfido il dottore Cattaneo a provare chi di noi tutti fosse o sia capace di patirle, o d’imporle.


VII.


[Pag 17-18.] Mostrarsi evidente la mia ignoranza anche dal modo con cui ebbi a determinare la linea, a tracciarla sul terreno, a concludere i lavori geodetici da compiersi, a darvi mossa, a condurli. Avere, alla prima, presa la mia risoluzione sulla carta, aver anzi tratto determinata la linea con fili di seta tesi sulla carta topografica, senza aver premesso alcun esame del terreno, alcuno studio dei livelli, mirando solamente ad ottenere i più lunghi rettilinei a mite angolo, e ad evitare le grandi masse dei caseggiati.

Poscia aver imposta al terreno, tale e quale, questa linea arbitraria mediante un lavoro inutile e mal sicuro, una teatrale costruzione di torri di legno con fuochi notturni, e aver fatto infine di questa unica linea, con ordine prepostero, la livellazione.

Su di che il geografo signor Manzoni presentò alla Direzione un’apposita Memoria di disapprovazione. Molti esperti ingegneri ne fecero rimostranze ai direttori, e tutti poi ne mormorarono.

[Pagina 17.] Mentre si avrebbe dovuto esplorare sopra un mediocre spazio il corso dei maggiori fiumi per determinare in ciascuno i più opportuni passi, e congiungerli poi con linee più o meno numerose di livellazione, affine di trascegliere a ulteriore studio quelle che unissero le minori lunghezze alle minori difficoltà; a questo modo sul tavolo degli ingegneri si avrebbe avuta la vera immagine del terreno da studiarsi, e questo profondo studio avrebbe dovuto generare la linea tecnica.