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che si prendessero tosto agli stipendii della società due macchinisti costruttori abilissimi, possibilmente uno inglese e l’altro italiano, ma a tempo; e si prendessero tosto, perchè potessero dirigere e sorvegliare la costruzione delle due grandi officine di Venezia e di Milano da intraprendersi senza ritardo;
che intanto la società e la Direzione si preparassero due macchinisti costruttori aggiunti, tali da poter divenire in seguito macchinisti direttori — italiani, perchè avessero radice nel paese, amor del paese, per procurare alla patria nostra un’industria nuova, per allargare in essa le teorie e le pratiche meccaniche — della classe degli ingegneri, perchè gli abili ingegneri italiani hanno un’istruzione teorica che agevola non solo l’intelligenza di ogni macchina, ma rende anche facile la pratica necessaria per costruirle; perchè il meglio nelle macchine locomotive a vapore, e nelle strade di ferro, si otterrà quando tutte le idee relative alle strade di ferro ed alle macchine saranno raccolte in una mente sola; perchè gli ingegneri macchinisti e gli ingegneri operatori delle sezioni, avendo un’istruzione primitiva comune, potranno intendersi più facilmente, potranno accordarsi più facilmente tra loro — presi tra gli ingegneri che servivano, o che avevano servito la società per dar così segno in qual conto la Direzione tenesse chi bene ed onoratamente servivala, per mantenere la parola data nel regolamento 9 agosto 1837 (paragrafo 162), perchè sarebbero affezionati all’opera, perchè essendo, per così dire, nati e cresciuti con essa, potevasi sperare che non sarebbero mai per abbandonarla — concludendo che, ove in ciò si convenisse, la Direzione mi autorizzasse a sceglierli fra gli ingegneri dell’ufficio tecnico; ad indagare se fossero disposti ad accettare, ed a quai patti; ad inviarli, dietro permesso della Direzione, in Inghilterra o nel Belgio, allo studio ed al lavoro in una qualche grande fabbrica di macchine a vapore locomotive.
169.° Dopo proposi anche alla Direzione che quattro sei fabbro-ferrai abili, di buona condotta, tre veneti e tre lombardi, fossero subito inviati a Vienna, e mantenuti in Vienna a spese della società nella grande officina per la costruzione ed acconcio delle macchine locomotive della strada di Raab, affinchè vi apprendessero il maneggio delle macchine lavoratrici, il modo di costruire le macchine a vapore locomotive, quello di guidarle, onde aver così pronti sui primi tronchi della strada di ferro lombardo-veneta, che sarebbero posti in attività di transito, quattro o sei buoni macchinisti guidatori italiani.
170.° Il processo verbale (Allegato EE’.) della deputazione fu rimesso alla Direzione, e la Direzione approvò quanto io aveva proposto. (Allegato FF’.)
Circa ai fabbri, ne mandò quattro a Vienna: ottenni dalla gentilezza della Direzione della strada di Raab, e da quella dell’ingegnere in capo della strada di Raab, signor Schönerer, di collocarli nella officina delle macchine; li raccomandai al macchinista direttore signor Krauss, e per tutto il tempo che rimasi a Vienna ne sorvegliai l’attività, l’istruzione e la condotta.
171.° Pei due ingegneri macchinisti aggiunti, mi disse: proponessi i nomi, le norme d’istruzione, i patti.
Proposi, col (foglio 15 febbraio 1840 (Allegato GG'.), i due ingegneri assistenti signori Odoardo Collalto e Giacomo Bermani; e quanto alle norme d’istruzione ed ai patti, rimisi alla Direzione una copia della lettera che divisava di scrivere a tutti e due nel far loro l’offerta (Allegato HH.), affinchè la Direzione si compiacesse di approvarla, o vi mutasse tutto quello che non le piacesse.
La Direzione approvò tutto (Allegato II’): scelta degli individui, norme d’istruzione, obblighi, patti d’interesse; ed io allora feci l’offerta ai signori ingegneri Collalto e Bermani, i quali l’accettarono.