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mente ci consoliamo con noi stessi di aver procurato alla società un capo che a tutte le doti che si addimandano per queste intraprese unisce la difficilissima prerogativa di saper bene scegliere ed adattare il personale„.

159.° Di tutti gli ingegneri dell’ufficio due soli abbandonarono l’impresa ed i lavori, e tutti e due spontaneamente, per cause affatto estranee all’impresa, estranee, all’ufficio tecnico, all’ingegnere in capo. Tutti e due se ne andarono sicuri della mia stima ed amicizia, e professandomi la stima e l’amicizia loro.

Furono i signori Tatti e Scapini. Il signor Tatti se ne andò per interessi, per impegni suoi, che non gli permettevano di continuare assiduo ai lavori geodetici della sezione di Brescia affidatigli. (Allegati JT, UU, FF, XX.)

L’ingegnere signor Scapini per un diverbio avuto con un altro ingegnere dell’ufficio tecnico, essendo io a Venezia, e per cosa non d’ufficio. (Allegato YY.)

Questo è tutto il grande entrare ed uscire degli ingegneri di cui parla il dottore Cattaneo.

160.° Dissi al paragrafo 147 che mi era proposto di dirigere le cose generali per regolamenti generali — le particolari a ciascuna sezione per regolamenti particolari — le singolari per rapporti.

Così ho fatto. I regolamenti generali sono tre; i particolari molti; moltissime le circolari e i rapporti.

Allegherò tutti e tre i regolamenti generali; uno solo dei regolamenti particolari, perchè sono tutti simili, e dei rapporti quelli soltanto che mi saranno occorrenti alle imprese dimostrazioni.

161.° Dei tre regolamenti generali, il primo è del 9 agosto 1837. (Allegato ZZ.)

Il secondo del 29 luglio 1838. (Allegato AA.)

Il terzo del 16 agosto 1839. (Allegato BB.)

I due primi furono compilati da me all’ufficio tecnico in Verona, il terzo a Vienna.

162.° Il primo concreta ed annovera particolarmente gli obblighi e i diritti degli ingegneri operatori e degli ingegneri assistenti verso la Direzione e verso l’ingegnere in capo.

La risponsabilità degli ingegneri operatori verso l’ingegnere in capo, e quella degli ingegneri assistenti verso gli ingegneri operatori.

Dichiara: essere intanto la occupazione temporanea; ma l’abilità, la diligenza, l’attività dimostratevi essere titolo alle occupazioni future in preferenza di ogni altro.

Non potersi abbandonare il lavoro, a lavoro accettato, che nel solo caso di provata malattia; l’abbandonarlo, per qualunque siasi altro motivo, equivalere all’avervi rinunciato.

La sottoscrizione del regolamento essere pegno e prova di averne accettato i patti, e quindi dei diritti e degli obblighi degli ingegneri operatori ed assistenti verso la Direzione della società.

Nel resto quel regolamento è una norma, una guida dei lavori da compiersi dagli ingegneri operatori ed assistenti in campagna od all ufficio tecnico, per la compilazione del progetto sommario, e conclude:

Che la società domandava ed esigeva da tutti onore ed amore all opera e prometteva e manterrebbe a tutti giustizia.

163.° Vi era dunque tra la società, tra la Direzione e gli ingegneri operatori ed assistenti un contratto esprimente gli obblighi ed i diritti reciproci. Gli ingegneri entravano dunque nell’impresa e nell’ufficio tecnico come ingegneri della società, come ingegneri della Direzione, e vi entrarono mediante un contratto noto alla Direzione, notissimo agli accettanti.