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direttore delle pubbliche costruzioni in Venezia. Due anzi mi furono particolarmente raccomandati dal dottore Cattaneo, e sono i signori Pages Antonio e Filippo Bignami.

È però vero che egli me ne raccomandó anche un terzo, e che questo non fece parte dell’ufficio tecnico. Ne dirò il perchè, anzi chiedo in grazia che mi si permetta di raccontare questo fatto dal principio alla fine, perchè potrebbe ben darsi che egli fosse la fonte di quella molta stima, o che avesse almeno gran parte in quella molta stima che il dottore Cattaneo mi professa, e che va per soverchia piena esalando di mese in mese nei fascicoli del Politecnico.

151.° Alla fine dell’ottobre o nel novembre del 1837, perchè dell’epoca non sono ben sicuro, il dottore Cattaneo mi raccomandò in Milano certo signor Colombani.

Mi disse venir di recente da Parigi, ivi essere stato impiegato nei lavori della strada di ferro di S. Germano, essere un giovane di molto ingegno, di bella istruzione, poter giovare alla strada nostra, quindi additarmelo perchè, se credessi, lo chiamassi all’ufficio tecnico dell’impresa.

152.° Risolsi del sì; ma siccome in allora il signor Colombani non aveva ancora ottenuto nè il grado accademico d’ingegnere, nè la patente di libera pratica, che viene almeno due anni dopo1, scorsi di non poter introdurlo in allora nell’ufficio tecnico che nel posto d’ingegnere assistente, perchè non sarebbe stato nè conveniente, nè giusto dare ad esso, non ancora ingegnere, l’incarico d’ingegnere operatore, e porre poi sotto i di lui ordini un ingegnere approvato. Intanto egli avrebbe potuto ottenere il grado accademico, e forse anche la patente di libera pratica, e quindi aprirsi l’adito ad una occupazione più conforme al di lui ingegno ed alla di lui istruzione.

153.° Il signor Colombani mi fu cortese di una di lui visita in Milano: gli offersi il posto d’ingegnere assistente; mi disse doversi recare a Pavia per compiere i di lui studii, per ottenere il grado accademico, e quindi non poter accettarlo. La risposta era gentile, ma non conforme allo scopo della di lui visita, sicché, accorgendomi che era l’incarico offertogli che non gli piaceva, e parendomi che a torto non gli piacesse nelle di lui circostanze di grado accademico, d’ingegno, di studio, soggiunsi che mi sarebbe carissimo di conoscere quando egli si fosse spicciato d’ogni sua briga con l’università, perchè era proprio intenzion mia di guadagnarlo alla impresa, offrendogli così tempo a nuove riflessioni e ad una nuova risoluzione.

154.° Intanto i lavori del progetto si sviluppavano ognor più, ed occorrendo di accrescere e di compiere il numero degli ingegneri, scrissi da Verona, non molto dopo alla visita suddetta, al signor direttore Brambilla, chiedendogli se il signor Colombani fosse a Pavia od ancora a Milano; perchè, se fosse stato a Milano, ed in libertà, era mio pensiero di offrirgli di nuovo, malgrado il di lui rifiuto, il posto d’ingegnere assistente nell’ufficio tecnico.

Il signor Brambilla mi rispose che il signor Colombani era veramente a Pavia occupato dei suoi studii e della sua laurea, sicché allora conchiusi che mi era assolutamente impossibile l’approfittarne, perchè non poteva attendere, perchè non avrei potuto in seguito, a laurea ottenuta, chiamarlo, facendogli occupare un posto ad altri dovuto per promessa fattane, per anzianità, per servigi prestati.

155.° Fu allora che il dottore Cattaneo, abusando della penna della Direzione di cui era il segretario, mi scagliò contro la sua prima lezione sotto la forma, a suo credere, di un

  1. Legge 3 novembre 1805, articoli 6 e 7.