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132.° La terza ed ultima è il ponte girevole: su questo si sbriga in una parola; lo chiama un giocattolo.

Fa veramente compassione a vedere quest’uomo che dell’arte e della scienza dell’ingegnere altro non sa che qualche parola, che egli usa anche spesso a sproposito1, imperturbabile nella di lui vanità, senza curarsi di dimostrazioni e di prove, sentenziar come oracolo sulle opere degli ingegneri, e chiamar giocattolo il progetto di un ponte, che non intese, che non saprebbe nè disegnare, nè costruire, che fu esaminato ed approvato da tanti uomini distinti nell’arte, dalla Commissione veneta, e da tutti gli aulici dicasteri tecnici, civili e militari.

133.° In luogo di quel giocattolo, propone sopra la Laguna all’estremo del ponte verso Venezia, ma divisa da Venezia, un’ultima piazza più ampia di tutte, su cui vorrebbe che fosse costruita niente meno che la stazione della strada di ferro (pagina 35); cioè una piazza della superficie di circa settanta mila metri quadrati, uno spazio eguale a quasi tre quinti del Lazzaretto di porta Orientale; costruita con riempimento artificiale; sostenuta tutta all’intorno con muri alti sette metri e grossi in proporzione dell’altezza, eretti sopra palafitti e zatteroni; e tutta questa immensa e rovinosa spesa per aver poi bisogno di uno sciame di barche grandi e piccole, e quindi di una nuova spesa continua per tradurre i viaggiatori dalla stazione in isola a Venezia.

134.° Insomma le mie follie sono:

Il modo d’illuminar il ponte con fiammelle sparse;

L’acquedotto sotto i camminapiedi;

Il ponte girevole.

Le sapienti di lui proposte di miglioramenti sono:

La costruzione di un ponte apposito, attraverso alla Laguna veneta, per l’acquidotto, oltre quello della strada di ferro;

Il famoso faro a gas per abbacinare i vicini, e lasciar all’oscuro i lontani;

E la stazione in isola (pagina 35). «Isola per isola, tanto vai questa come la vostra;» vi troverete in faccia al Canal Grande, al Canal Regio, al Canal dei Marani, a quelli che vengono da Mestre e da Fusina e dalla Giudecca, e da tutte le parti insomma, in luogo assai più comodo e libero che non le vicinanze di S. Simeone Piccolo. E Venezia rimarrà ancora nel verginale isolamento in cui nacque; e il ponte, che rispettoso si arresta al margine della sua circonvallazione, non introdurrà in riva al Canal Grande i

  1. Il dottore Cattaneo, nelle di lui Ricerche sul progetto di una strada di ferro da Milano a Venezia, da lui stesso tanto vantate, confonde, senza accorgersene, la pendenza generale di una strada colle pendenze parziali di ciascun tronco di essa. Dopo di aver confrontato la pendenza generale della strada di ferro da Milano a Venezia colle pendenze particolari di alcuni tronchi delle strade di S. Germano, di Birmingham, di Manchester, trovandosi, alla fine di questo bel confronto, ridotto alla impossibilità di concludere qualche cosa, come doveva essere, conclude nulla, fa conto di non averlo fatto, e tira innanzi. Si dirà forse: tanto peggio per lui: queste cose fan sorridere gli uomini dell’arte e nulla più; ma io dico che vi è di più: confondono l’opinione pubblica, che l’onesta stampa deve illuminare e dirigere. Ecco le parole del dottore Cattaneo (pagina 4 delle Ricerche): "Da Milano a Venezia il declivio generale è di poco più di un mezzo metro, o vogliam dire di un braccio per miglio; e da Verona a Venezia è circa il doppio. "Egli é adunque tra 1/3000 e 1/1500 (tra 0,33 e 0,66 per mille) all’incirca; mentre la strada ferrata da Parigi a S. Germano è inclinata da 1/1000 a 1/333 (dall’uno per mille al tre); quella di Londra a Birmingham ha salite che misurano 1/330 (3,33 ), e in quella da Manchester a Liverpool il pendio generale è di 1/88 (1,13), ma vi si trova qualche tratto che discende sino ad 1/96 (10,41) e non di meno non si potè conseguire senza grandissimo movimento di terra".