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desse pubblico colle stampe, spendendo il nome mio, parlando di me; ma questo mi fu spontaneamente promesso dalla Commissione fondatrice veneta per indurmi ad occuparmi dei conti d’avviso dell’ingegnere signor Campilanzi.
108.° Quando io accettai, quando giunsi in Italia, il 18 giugno 1837, quando assunsi la direzione dell’impresa nella parte tecnica, ho ritrovato:
alcune non nuove, ma buone idee sulla zona da percorrersi colla strada, sparse dal dottore Cattaneo, ma con tale mistura di acerbi frizzi da renderle a molti disgustose;
la pubblica opinione smarrita in un labirinto di direzioni diverse;
dei conti d’avviso sul valore dell’opera, fondati sopra linee puramente ipotetiche;
per Venezia il progetto di un ponte sopra una linea non definita, disapprovato dall’aulico Consiglio di guerra, e per cui la Commissione fondatrice erasi tirata addosso l’esclusione in massima di ogni ponte di struttura murale attraverso alla Laguna veneta.
109.° Mentre io studiava la posizione del ponte di Venezia ed il terreno e la linea della strada da Marghera a Milano, la nuova Direzione della Società, senza darmene alcun avviso, senza avermene fatto il più piccolo cenno, stampava, il primo settembre 1837, divulgandolo in italiano ed in tedesco, un opuscolo sotto il titolo di Strada ferrata da Venezia a Milano, nel quale veniva dicendo al pubblico:
Aver ottenuto la permissione di costruire il ponte della Laguna; ma tacendo che la permissione ottenuta era una permissione di massima, e soltanto per un ponte di legno condotto attraverso alle fortificazioni di Marghera, S. Giuliano, S. Secondo, faceva credere che il permesso ottenuto fosse per un ponte di struttura murale, aiutando la reticenza collo stampare, alla fine dell’opuscolo, un prospetto del ponte dell’ingegnere signor Meduna, di quello che era stato dall’aulico Consiglio di guerra disapprovato (pagina 18 dell’opuscolo);
Essersi studiate le località, essersi studiata la linea, e molti lavori d’arte essersi fatti utilizzando il tempo di aspettativa del privilegio (introduzione dell’opuscolo, e pag. 16);
A me aver affidato la redazione del progetto di dettaglio e la successiva direzione del lavoro (introduzione e pagina 15).
Intanto il dottore Cattaneo aiutava la cosa ristampando nel Cosmorama pittorico quanto aveva scritto nel secondo semestre 1836 degli Annali Universali di Statistica sul progetto Meduna, tacendo anch’egli che quel progetto era stato disapprovato, e concludendo invece «che quelle erano le viste fondamentali su cui il lodato ingegnere stava meditando sul regolare di lui progetto di costruzione».
110.° Io, che era occupato nella riconoscenza del terreno e nelle operazioni geodetiche perla scelta della linea, non seppi tutto questo che il 19 novembre 1837, a Goito, mentre era diretto verso Milano. Giunto a Milano, chiesi subito una conferenza colla sezione lombarda della Direzione, e l’ottenni la sera del 24 novembre: presente il segretario, il dottore Carlo Cattaneo, vi esposi:
Mentire l’opuscolo stampato dalla Direzione, e far torto a me: dimostrarlo le offerte fattemi, la mia accettazione, i preliminari del mio contratto, i fatti;
A me essersi affidata l’intiera creazione dell’opera, e non la redazione del progetto di dettaglio;
Non essersi studiata la linea della strada — non aversi per la strada che dei conti d’avviso sopra linee ipotetiche — il progetto del signor Meduna, stampato alla fine dell’ opuscolo, non potersi dire il progetto del ponte di Venezia, ma un’ipotesi; tuttavia quella stampa potermi far grave danno, perchè il mio avrebbe dovuto esservi simile, e quindi poter essere forse creduto eguale, perchè tutti i ponti si assomigliano, e perchè la massa degli uomini non giudica che dalle apparenze;