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Doveva parlare al pubblico, che non si occupa molto del mestier mio, che fino ad ora si occupa anche meno delle strade di ferro, e malgrado ciò doveva parlargli in modo che intendere mi potesse, perchè in questo affare, alla fine del conto, il maggior danno è pel pubblico, poiché anche il danno privato della società non potrà a meno di non risolversi alla fine in un vero danno pubblico.

Dovetti dunque sacrificare alla chiarezza ed alla evidenza delle cose ogni amore di.

brevità, ogni rapidità di discorso, ogni eleganza di stile, quand’ anche a questa avessi potuto, per lo scarso mio ingegno, aspirare.

E malgrado la nojosa lunghezza per cui va la Memoria, essa guarda soltanto lo sco~ po a cui mirano le parole, le pratiche, gli uffìcj e gli scritti diretti alla Direzione della società circa la linea da Brescia a Milano.

Lo scopo è questo - sviare la società dalla linea di Treviglio - persuaderla ad abbandonare il tronco da Brescia a Milano - condurla così per Bergamo- evitare l’ opposizione per la linea da Bergamo a Brescia - tirare a sè, cioè sulla strada da Brescia a Milano per Bergamo, a riparo dei proprj guai, la ricca confluenza dell’ intera strada da Brescia a Venezia per Verona, Vicenza, Padova, checché ne sia per avvenire del pubblico e del privato vantaggio, dando, a quiete di chi sta alle parole, od alle apparenze, o di chi finge di non intendere, per altri motivi, un povero compenso, da dedursi sul ricavato della linea da Brescia a Milano per Bergamo.

Così rovinare l’opera e l’interesse della società lombardo-veneta, e, per quanto si può, salvare la propria ) ma in ogni evento far crescere intanto pei vantaggi reali l’aggio delle azioni di Monza - quello di quelle della strada da Monza a Bergamo - emetterne per otto milioni di lire austriache per l’ altra da Bergamo a Brescia - far crescere con discorsi mendaci di economie e di vantaggi, per qualche giorno, anche quello di quelle della strada ferdinandea lombardo-veneta, e venderle poi tutte a chi si lascia sorprendere da simili illusioni, che non sono pochi, facendo così dei grossi guadagni, avvenga poi ciò che piace a Dio di Monza, di Bergamo, di Brescia, e di tutte le altre strade di ferro d’ Italia e del mondo.

Il fine è questo - lo comprovano i fatti e le parole di chi muove per ottenerlo - le imprese mene - gli scritti inviati - le minacce di concorrenza - il molto affaccendarsi, e in ogni modo e con tutti per riuscire - le lusinghe che spargono - il premio che promettono - il grande interesse che pongono ad ottenere la sospensione dei lavori tra Brescia e Milano, onde rimanga loro libero il campo da Milano a Brescia per Bergamo.

Per riuscire a questo intento, i mezzi che adoperarono, che adoperano e che adopreranno, furono, sono e saranno diversi a seconda delle difficoltà che gli si parano incontro.

Ciò che non si può attaccare di fronte, si attacca in ischiena e nei fianchi.

Quello che non si può ottenere subito, si tenta di ottenere col tempo, purché ciò che si ottiene subito migliori le condizioni della cosa, ed agevoli le conquiste future.

Intanto basta una parte purché questa parte non comprometta l’ occupazione del resto.

Non bisogna spaventare con domande troppo avide, e simili domande giova farle alla spicciolata.

Intanto parliamo da Monza a Bergamo, parleremo poi negli anni venturi da Bergamo a Brescia ) e chi si lascia pigliare, suo danno.

Non bisogna risvegliare di troppa l’ attenzione pubblica, l’ interesse pubblico, col dire ad un tratto tutto quello che si vuole, bisogna dirlo a poco a poca, a riprese, ed abbia pure la peggio chi dal poco non intende il tutto. Google