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Queir esordio, adunque, sulla scelta degli ingegneri sta nel rapporto N. 47 proprio a pigione, e si palesa da sè a nissun altro fine diretto, che a quello di darmela, per così dire, in viso; a quello di farmi sentire per una via indiretta il pensier vostro.

Il vostro lagno mira al fatto di Colombani di cui mi avete parlato.

Quantunque io creda che voi sappiate ciò che ho fatto per Colombani, amo ripetervelo.

Quando venni a Milano per attivare i lavori geodetici, non poteva offrirgli che un posto d’ingegnere assistente, giacché sarebbe stato impossibile, per ogni buon riguardo, por come ingegnere operatore, coinè direttore di una squadra un uomo che non era ancora per alcun titolo ingegnere, e metter poi sotto gli ordini di lui un altro già ingegnere approvato. Gli offersi quindi tutto ciò che poteva offrirgli, cioè un posto d’ ingegnere assistente.

Mi rispose che non poteva assumere alcun servigio per conto della società, perchè era astretto ad andarsene a Pavia, onde compiere i di lui studj teorici, ed ottenere il grado accademico. Credetti che la risposta non fosse schietta, e gli ho quindi soggiunto, che, quando fosse spacciato di ciò, volesse informarmene, perchè mi preponeva di approfittare in seguito della di lui opera e dei di lui lumi, se P occasione favorevole si presentasse. Mi parve di dargli così adito a riflettere ed a decider meglio. E non pareva poi a me che egli dovesse credersi umiliato dall’ incominciare come ingegnere assistente dopo una sventura", a me che, dopo di aver comandato il Genio in una piazza forte a Pizzighettone; dopo di aver comandato il Genio ad una divisione dell’ armata d’ Italia, alla divisione Giffienga; dopo dì aver servito nello Stato maggiore delP armata vice-reale, sotto gli ordini immediati del generale Dode $ dopo di aver ottenuto ogni anno alla scuola militare premi di merito, non ho creduto minimamente di essere nè disonorato, nè umiliato incominciando, per pormi in cammino, dall’ essere, non ingegnere assistente, ma ingegnere aspirante; come non lo avevano creduto tanti altri colleghi miei, un Roggia, due fratelli Lorenzoni, un Paleocapa, un Francesconi, ec, che fecero lo stesso.

Quando si fida un poco nelle proprie forze, si domanda intanto una porta per cui uscire, ed al futuro cammino vi si pensa da sè.

Poco dopo a quella offerta occorsero degli altri ingegneri. Scrissi a Milano, perchè la sezione lombarda si compiacesse di suggerirmene, e domandai anche se il sig. Colombani fosse veramente a Pavia, o piuttosto ancora a Milano, e tanto libero da poterne trarre profitto. Aveva i) disegno, se era libero, di chiamarlo di nuovo, malgrado il di lui rifiuto, di avviarlo nella impresa, per procurarmi un giusto titolo con cui poterlo in seguito sostenere. Mi risposero che era di fatto a Pavia occupato dei di lui studj e della di lui patente d’ ingegnere-architetto. Io non aveva e non ho mai, nelP affare nostro, tempo da perdere-, gli ingegneri mi occorrevano subito, sicché conclusi che la sciagurata condizione in cui trovavasi il sig. Colombani, m’ impediva di poter fare sopra di lui, con giustizia, alcun conto. Chiamarlo poi a me, chiamarlo all’ ufficio tecnico, quando che sia, quando egli avrà compiuti i.di lui studj, quando si sarà posto in regola colla legge, colle accademie, questo è quello che fare non posso.

Ora la società ha ai di lei ordini e paga ventidue ingegneri. Questo numero assai forte fu richiesto dalla fretta che ci strìnge, che ci obbliga a spingere l’opera in genere, ed i lavori di campagna in particolare: averne tanti in seguito sarebbe un guai, e fortunatamente non occorre.

Sono tutti uomini svegliati, educati, istruiti. Bisognava dunque dir loro, chi, tra tanti Google