Pagina:Milani - Risposta a Cattaneo, 1841.djvu/13


3


lei, e che di questo amaro fatto accadutomi il vero si sappia anche a Milano, oso supplicarla di scorrere l’intiero carteggio corso tra me e la Commissione, e di farlo conoscere a quanti altri credesse che il conoscerlo fosse per essere utile alla difesa del compromesso onor mio».

In seguito trascrissi il carteggio, poi seguitai:

«Che le pare? Poteva temer io tutto questo? Io che ho chiesto nulla? Io che ho accettato, perchè una Commissione regolare mi fece l’offerta, perchè sperava di tornar utile alla mia patria dedicandovi il poco che ho appreso, e quanto mi resta di attività, di assiduità, di vita? Io, che in quel duro e penoso affare altro non voleva cogliervi che onore! ed ora, quand’anche le cose così divise potessero andar a bene, che non lo credo, come potrei por me e l’onor mio in simili mani?

II dolore che provo mi sarà di molto alleviato s’ella potrà e vorrà dirmi: «il buon dritto è per te, e tu avrai sempre la stima e l’amicizia mia». In queste speranza oso ancora pregarla ad avermi per il di lei, ec.».

Le parole del dottore Cattaneo, superiormente citate, non si possono riferire che a questa mia lettera, perchè io non ho mandato ad altri il carteggio, e non ho scritto ad altri, su questo proposito, da Berlino a Milano.

Non è dunque vero che io abbia mandato il carteggio a Milano perchè si pubblicasse, chè il mandarlo ad un amico della prudenza e dell’onore del signor Giuseppe De-Cristoforis, perchè se ne servisse con chi credesse a difesa del compromesso onor mio, non è mandarlo perchè si pubblichi, meno poi perchè si pubblichi colle stampe, e negli Annali di statistica.

Non ho dunque tentato di seminare discordie. Ho fatto quello che ogni uomo d’onore ha non solo diritto, ma dovere di fare: ho chiarita la verità delle mie parole, compromessa non pel fatto mio, ma pel fatto altrui. E quanto alla acerbità della lettera, lascio al benigno lettore il decidere, se quella lettera di un uomo d’onore, astretto a giustificarsi di menzogna in faccia ad un amico, per colpa della Commissione, possa dirsi acerba.

II.


Nella stampa del Progetto tacere, a disegno, gli elementi dei calcoli, perchè non si possano riscontrare, per ismarrire i lettori, per coprire le cose.

10.° Il progetto sommario per la strada a ruotaie di ferro da Venezia a Milano, che fu sottoposto all’esame delle due Commissioni Governative e degli Aulici Dicasteri, e che venne approvato da Sua Maestà, consta di due volumi di scritti, e di 25 tavole o disegni. Dei due volumi, il primo è ciò che si suol chiamare la descrizione del progetto, ed un epilogo della rendita presuntiva e delle spese di costruzione, di manutenzione, di amministrazione, di transito. Rendite e spese non sono dunque esposte in esso che per titoli generali, e per somme complessive. Questo volume non può dirsi, in confronto della lunghezza della strada, assai grosso, quantunque il dottore Cattaneo lo abbia giudicato soverchio al bisogno (pagina 43). Il secondo invece è grossissimo, e comprende undici prospetti, nei quali vengono dettagliati e giustificati tutti i conti esposti per somme complessive nel primo volume. Di questi prospetti

Il III tratta delle strade comuni intersecate dalla strada di ferro — del come se ne mantenga la continuità — qual sia la forma del manufatto, e quanta la spesa.

Il IV tratta dei ponti — della loro forma e valore.