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re, con sacre immagini, ed altro, sono di Greca mano, ed opere de’ tempi ne’ quali l’arte giaceva. Tutte sono rappresentate con intaglio in rame nella Dissertazione sopra esso reliquiario con grande copia d’erudizione scritta dall’ottimo e di lettere ben ornato uomo, già Cappellano di quella Confraternita, Don Giovambattista Schioppalalba, intitolata In perantiquam sacrarti tabulam Græcam insigni Sodalitio Sanctæ, Mariæ Caritatis Venctiarum ab amplissimo Cardinali Bessarione dono datam, impressa in Venezia nell’anno 1767.
(156) Andrea Bellino è nome nuovo ne’ pittori, e potrebbesi credere che per isbaglio l’anonimo così nominasse Giovanni Bellino, di cui scrisse il Boschini (Miniere della Pittura, p. 360. ed. 16) che una testa del Salvatore in un quadretto mobile trovavasi nell’albergo della Scuola della Carità. Il Sansovino per altro descrivendo le pitture del luogo medesimo vi mette anche un quadretto con una testa di Cristo in maestà, fatta a guazzo da Andrea Bellino (Venetia citta nobilissima et singolare, p. 100.). Le parole del Sansovino sono le medesime dell’anonimo: anzi quanto alle opere della chiesa e della scuola della Carità ambedue perfettamente insieme s’accordano; sicchè pare che ovvero il Sansovino ricopiasse l’anonimo, ovvero l’uno e l’altro dalla medesima fonte le loro notizie traessero.
(157) La famiglia d’Hanna, ovver d’Anna, era di Fiamminghi che avevano fermata loro dimora in Venezia per mercanteggiare. La casa loro era a San Benedetto sopra il canale grande, ed aveva la facciata dipinta dal Pordenone. Il Vasari lo dice nella Vita di questo con le seguenti parole: Fece ancora il Pordenone sul canal grande nella facciata della casa di Martin d’Anna mol-
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