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Chi vedrà di Camelo la scoltura
          E di Camelo l’onorate rime,
          Converrà che fra se tacito stime
          Che due Cameli avesse la natura;
Perchè non cape in una creatura
          Questa e quella virtù tanto sublime:
          Scorra chi scorrer vuol sin dalle prime
          A questa nostra età sordida e dura.
Alcun di que’ che per felice sorte
          In vivo intaglio son posti da lui,
          Non tema oltraggio di tempo, o di morte.
E se già simil arte ebbe uno, o dui,
          Certo avere le muse anco per scorte
          Fu sola e propria lode di costui.

(154) Del Cardinale Bessarione chi dapprima avesse dipinto il ritratto in questo luogo riferito, non lo sappiamo. Quello che vi fu rimesso si fa dal Boschini (Miniere della pittura ec. p. 360.) di un Giovanni Cordella pittore nostro, di cui poche opere ci rimangono; creduto lo stesso con Giannetto Cordegliaghi, lodato dal Vasari nella Vita di Vittore Carpaccio per aver avuta una maniera assai delicata e gentile; nè forse diverso da un Andrea Cordelle Agi, autore di un quadro presso la famiglia Zeno alli Gesuiti veduto dal Zanetti (Della pittura veneziana, p. 89. sec. ed., Lanzi, Storia pittorica della Italia, T. II. P. II. p. 33.). Dalla pittura posta nella Scuola della Carità fu preso il ritratto del Cardinale, che intagliato in rame si vede al principio della Biblioteca Greca e Latina Manoscritta di San Marco, stampata negli anni 1740. e 1741., e da Cristiano Federigo Boernero fu riprodotto al principio del Trattato De doctis hominibus Græcis litterarum Græcarum in Italia instauratoribus, stampato in Lipsia nel 1750. in 8.


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