na Fiorenza. Sono appresso a questi ritratti di naturale il Principe D. Francesco, D. Giovanni Cardinale, D. Garzia, D. Ernando, D. Pietro, Donna Isabella, Donna Lucrezia, tutti figliuoli loro; che non è possibile vedere la più stupenda opera di cammeo, nè la maggior di quella (T. VII. p. 127.). E’ giudicato esso cammeo una delle opere più insigni dell’arte rinata dal ch. Ab. Lanzi (La Real Galleria di Firenze accresciuta, p. 116.) e dall’eruditissimo Gori; il quale intorno al Rossi ha raccolte le poche notizie restateci (Histor. Glyptograph. p. CLV. in tomo sec. Dactyliotheca Smithianæ).
(150) Di Luigi Anichini Ferrarese dal Vasari si sa che in Venezia di sottigliezza d’intaglio ed acutezza di fine ha le sue cose fatto apparire mirabili (T. VII. p. 125.). L’Aretino nel 1540. avendo da lui ricevuto l’impronto d’un suo intaglio, fatto allora in Ferrara, gli scrisse: Andrò nutrendo il giudicio, che io tengo nel disegno, con la maraviglia di cui è per pascerlo la impronta dello intaglio mirabile, che di Ganimede in sì bel lapis avete fatto: ma gran torto riceve sì nobile opra dallo acuto, che non è tale nella mia vista, che per lui si possa penetrare alla diligenza delle sue incomprensibili sottigliezze. (Lettere, Lib. II. p. 190. t.). E nel 1548. sì pienamente lo ebbe a commendare: Sebbene è debito di quel giudicio, che ognuno vuole che io abbi nelle diverse maniere del disegno, di fare libri in onore dell’arte vostra di così sottile intaglio, che veruna acutezza di vista lo penetra; dirò solamente che mentre considero le impronte delle gemme, degli ori, e dei cristalli lavorati dalle invisibili punte degl’istrumenti, di cui voi solo sete stato inventore; mi risolvo a concludere che, se io fusse pietra, nel vedere in sì fatte opere le moventi forme che io ci veggo, mi crederei che il visivo senso