Pagina:Michiel - Notizia d'opere di disegno, 1800.djvu/262


235

li suoi Versi Latini inediti avesse veduti; i quali non in grande numero sono, ma di squisita eleganza, e ad imitazione di Catullo felicemente condotti. Questi io vidi per gentilezza singolare dell’ornatissimo Sig. Abate Mauro Boni, che in iscrittura autografa li possiede; e fra essi li tre epigrammi suddetti in morte d’Irene vi ho trovati; l’ultimo de’ quali nella stampa mancante di un terzo distico fu dato fuori per inavvertenza. Non si può nemmeno ora da chi legga questi componimenti lasciare di dire con Romolo Vespaso, presso il Liruti:

Vecellum patriæ patrem Cadubri
Quis neget celebrem magis futurum,
Eius si endecasyllabi ederentur?

(143) Non è nuovo presso gli Scrittori di cose del disegno il nome di Gabriele Vendramino. Il Serlio alla fine del terzo libro dell’Architettura provoca all’autorità di lui con queste parole: Ma se alcuno più invaghito delle ruine degli edificii Romani, che innamorato della saldezza di Vitruvio, mi volesse pure in ciò biasimare; piglieranno le arme per la difesa mia uomini di questa età pieni di giudicio e delle salde dottrine del principe dell’architettura; tra’ quali sarà in Venezia il Magnifico Gabriel Vendramino severissimo riprenditor delle cose licenziose, e M. Marcantonio Michele consumatissimo nell’antichità. Antonfrancesco Doni questa bella testimonianza intorno a lui ha lasciato: Messer Gabriello Vendramino gentiluomo Veneziano, veramente cortese, naturalmente reale, ed ordinariamente mirabile d’intelligenza, di costumi e di virtù. Essendo io una volta nel suo tesoro dell’anticaglie stupende, e fra que’ suoi disegni divini, dalla sua magnificenza raccolti con ispesa, fatica, ed ingegno, andava-


mo