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re di somma eccellenza. V’è al principio un ritratto di Tiziano della grandezza del libro, intagliato in rame con stile franco da Odoardo Fialetti Bolognese, che a quel tempo d’incisione e di pittura con applauso in Venezia lavorava. E’ stato alquanto corrivo il Liruti negli Scrittori Friulani (T. II. p. 298.) coll’assegnare opere di letteratura a Tiziano. E prima, sull’autorità del March. Maffei, (Esami di varj autori sopra il libro intitolato L’eloquenza italiana di monsignor Giusto Fontanini, p. 48.) d’un’Epitome del Corpo umano lo fece autore, e questa disse ch’è forse la maggiore delle opere sue; benchè poi dubitasse se di Tavole annesse all’Anatomia del Vesalio, supposte di Tiziano, il Maffei vada inteso. E veramente sembra che d’altra opera il detto del Maffei non si debba intendere, sennon dell’Epitome Anatomica, o della grand’opera de Humani Corporis Fabrica del Vesalio; trovandosi già e dall’Orlandi nell’Abecedario, e da altri riferita la tradizione che per l’edizione dell’Epitome fatta da Oporino in Basilea nel 1542, e dell’opera grande nell’anno seguente, le figure da Tiziano venissero disegnate. Ma che queste fossero disegnate da un Giovanni di Calcar, città del Ducato di Cleves nella Fiandra, lo dissero chiaramente il Vasari scrivendo di Marcantonio e di Tiziano, che maestro fu di quel Giovanni, ed il Baldinucci (T. V. p. 194. ed. mod.), ambedue li quali di undici Tavole ciò affermano; ed il Sandrart ancora, senza però dirne numero veruno, lo stesso asserisce (Theatr. Art. Pictor. p. 232.). Ma ogni incertezza sull’autore di quelle stimatissime Tavole svanisce, qualora si sappia che volendo il Vesalio da principio darne fuori sei, per ovviare all’inconveniente che correva di ricopiare male alcune di esse a penna, nell’anno 1538. le fece intaglia-


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