dicono che se fosse buono da qualche cosa, non abbandonerebbe il mestiere (p. 8.). Qui dà indizio Alberto di essere stato in Venezia anche undici anni prima: il che aveva oscuramente detto anche il Sandrart (Theatr. Art. Pict. p. 217.). Ci sarebbe venuto una terza volta per reclamare contro la falsificazione di sue stampe della Passione fatta da Marcantonio, se vera fosse la narrazione del Vasari nella Vita di questo. Ma l’Heinecken (Dictionnaire des artistes, Tom. I. p. 296.) ed il Murr (Cabinet de Praun, p. 88.) non ci prestano fede, e vi muovono sopra forti dubbii. Il prospetto di Venezia intagliato in legno, che porta l’anno 1500, ed opera di Alberto si soleva riputare, ora non dovrebbe esservi chi ad altri non lo attribuisse, leggendo le savie riflessioni dell’Algarotti in una lettera al fratello suo (Opere, T. VIII. p. 218. ed. Ven. 1792.). Non leggiero argomento di confermazione ora s’aggiunge dalla mancanza di ogni indicazione di esso prospetto nel catalogo copioso, quanto altri mai si vegga, delle carte da Alberto intagliate o in rame, o in legno, esistenti nella Galleria di Paolo de Praun in Norimberga, pubblicato con un’opera interessante dal Sig. Cristoforo Teofilo de Murr, intitolata, Description du Cabinet de Monsieur Paul de Praun a Nuremberg. Nuremberg, 1797. in 8.
(138) Oltre Gerardo Vander Meire, di cui nell’annotazione seguente, vi è stato un Gerardo di Harlem, cognominato da San Giovanni, scolare di Alberto van Ouwater, il quale dipinse in sua patria una chiesa, ed altre opere vi fece, che mossero Alberto Durero a vederle, e sì fattamente lo appagarono, che confessò dover egli essere stato dalla natura formato pittore; tanto più che vissuto era venti otto anni soltanto (Sandrart, A-