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Benedetto Rino, opera dell’anno 1415, manoscritta nella Regia Libreria di San Marco; in cui le erbe essendo con sì maravigliosa bravura al naturale rappresentate, ut natas paginis illis suis, non effigiatas credas, come disse Pandolfo Collenuccio, che lo vide tre secoli fa in una nostra speziaria (Pliniana defensio Pandulphi Collenucij Pisaurensis iurisconsulti aduersus Nicolai Leoniceni accusationem, Cap. 3.), l’autore nella prefazione ebbe a scrivere: Non parvo mihi collato favore pro huius operis complemento in designatione formæ primæ Simplicis cuiusque per Magistrum Andream Amadio Venetum pictorem sublimem &c. Un Brancaleone pittore Veneziano poco dopo la metà del secolo quindicesimo andò a farsi onore nell’Abissinia (Bruce, Voyage en Abyssine, T. III. p. 161.). Giovanni Boldù gettatore di medaglie nel secolo medesimo in tutte quelle che Apostolo Zeno vide è detto Pictor & ζωγράφος; (Lettere di Apostolo Zeno, T. VI. p. 327. sec. ed.). Non dubito che altri non ve ne siano; massimamente osservando che il solo Sansovino nella Descrizione di Venezia tratto tratto presenta più nomi di pittori per anco ignoti, sopra li quali facendo ricerca, curiose notizie trovar si potrebbero.

(137) Alberto Durero ci viene mostrato in Venezia nell’anno 1506. da alcune sue lettere scritte in idioma Tedesco a Bilibaldo Pircheimero, e pubblicate dal ch. Sig. de Murr nel Giornale Tedesco delle Arti e di Letteratura (T. X. p. 1. e seg.). Da esse raccogliesi che in questo soggiorno egli dipinse la tavola d’altare nella Chiesa di San Bartolommeo; la quale secondo il Sansovino (Venetia citta nobilissima et singolare, p. 48. t.) era di bellezza singolare per disegno, per diligenza, e per colorito. Questa pittura suggeriva il Doni a Simone Carnesecchi fra le belle e rare cose da vedersi in Venezia, scrivendogli non, come fu corrottamente im-


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