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questo sentimento non fia discaro l’addurre. Di certo Perenzolo, che nel 1335. era già morto, ed aveva lasciato disegni ed intagli, d’un Marco pittore, e d’un Paolo parimente pittore, allora viventi, che avevano disegnato per arazzi, ed il primo aveva anche fatte finestre di vetro con pitture, si hanno notizie in alcuni Ricordi d’Oliviero Forzetta Trevigiano pubblicati dall’eruditissimo Canonico Avogaro nel Trattato delle Monete di Trevigi (p. 151.). Non sembra questo Paolo diverso da quello che ha una tavola di buon lavoro nella sagrestia di S. Francesco di Vicenza con la leggenda MCCCXXXIII. Paulus de Venetiis pinxit hoc opus (Valle sopra il Vasari T. XI. p. 108.); nè da quello che il Zanetti trovò aver ricevuto pagamento per una pittura fatta in Venezia nel 1346. (Della pittura veneziana, p. 16. sec. ed.); nè finalmente da quello che fece una pittura nella Basilica di S. Marco, riferita dal Lanzi (T. II. P. I. p. 4.). Nella terra di Sant’Arcangelo, presso li Frati Minori Conventuali un grande trittico si conserva, con nostra Donna nel mezzo e varii Santi alle bande, e queste parole MCCCLXXXV. Iachobelus de Bonomo Venetus pinxit hoc opus. Nella terra di Verrucchio, presso gli Agostiniani una Croce v’ha, alta circa quattro palmi, molto ornata, con Gesù Cristo dipintovi e li simboli dei quattro Evangelisti nelle testate, e scrittovi MCCCCIIII. Nicholaus Paradixi Miles de Veneciis pinxit & Chatarinus Sancti Luce inaxit. Sonomi note queste due pitture, per avermele cortesemente indicate il Sig. Ab. Gaetano Marini, amico mio pregiatissimo, e uomo di quella grand’erudizione e gentilezza singolare che a’ letterati è ben nota. Andrea Amadio non va dimenticato, quando pure altro fatto non avesse, che dipingere l’Erbario famoso di


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