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nel quadro qui riferito Isabella d’Este sua moglie, e Lionora sua figliuola per mano di Lorenzo Costa Ferrarese, pittore di riputazione distinta, che alla sua corte teneva. Ora è perduta, o almeno nascosta la pittura; non vedendosi di lei fatto motto nemmeno dall’Arciprete Girolamo Baruffaldi nelle Vite de’ Ferraresi professori delle belle arti; le quali con una prefazione di Giampietro Zanotti, e con giunte copiose del Canonico Luigi Crespi posseggo io in un elegante libro ricopiato accuratamente dal gentiluomo nostro Daniele Farsetti, delle cose di disegno grandemente perito e bravo pittore a pastelli. Non essendo queste Vite mai venute a stampa, ed anzi credendosi perduto l’originale, un’idea generale ne diede l’Abate Comolli nella Biblioteca Architettonica (T. II. p. 209.); io poi di buonissima voglia l’esemplare mio ho prestato al ch. Sig. Ab. Lanzi, che da esso grande profitto ne trasse per porre nel suo lume la Scuola Ferrarese nella Storia pittorica dell’Italia (T. II. P. II. p. 213.).

(118) Ottaviano Sforza figliuolo naturale di Galeazzo Duca di Milano, il quale alla presa di Milano fatta da Lodovico XII. Re di Francia, fu costretto di fuggire dalla sua chiesa, e cadde in bassa fortuna, poi ebbe il Vescovado d’Arezzo, e varie vicende ha incontrate; le quali nell’Istoria della famiglia Sforza dall’Ab. Nicola Ratti riferite sono (P. I. p. 52.). Ricco egli fu di suppellettili preziose, e ciò anche da un passo de’ Diarii inediti di Marino Sanudo ci è indicato; in cui all’anno 1526. descrivendosi l’adornamento del Coro della Basilica di San Marco, per una processione che si faceva all’occasione di lega conchiusa dalla Repubblica contro Carlo V., è scritto così: Fu bellissimamente tutta la chie-


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