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del Re di Francia Carlo VIII. fecero li nostri nel fatto d’arme al Taro l’anno 1495. Alessandro Benedetti, Medico di somma riputazione, che nel campo esercitava l’arte sua, nell’Istoria di quella guerra così scrive, secondo la traduzione di Lodovico Domenichi (Lib. I. p. 31. ed. Ven. 1549.): Dell’apparato del Re fu messa a sacco tutta la credenza d’oro e d’argento, e le casse della camera, nelle quali erano i vestimenti, le tapezzarie, e i vasi della tavola, i quali i Re per lunga possession d’imperio avevano cumulato: i libri della cappella, ed una tavoletta ornata di gioie, e reverenda per reliquie sacre: inoltre anelli con gemme preziose. In quella preda vidi io un libro nel quale erano dipinte varie immagini di meretrici sotto diverso abito ed età ritratte al naturale, secondo che la lascivia e l’amore l’aveva tratto in ciascuna città: queste portava egli seco dipinte per ricordarsene poi. E lo scrittore del Commentario de Bello Gallico pubblicato dal Muratori negli Scrittori delle cose d’Italia (T. XXIV. p. 22.): furono presi tutti li carriaggi della Regia Maestà, cioè i suoi argenti, la sua chiesa, la sua spada, il suo elmetto: e questi furono messi nella munizione dell’eccellentissimo Consiglio de’ Dieci, che fino a questo giorno vi si vedono. Fu preso il padiglione regio con tutto il suo mobile avuto nel reame Napoletano. Non è Marino Sanudo che così scriva, come il Muratori ha creduto, che sotto il nome di lui pubblicò quel Commentario: e il Doge Foscarini lo ha bene fatto vedere (Della letteratura veneziana, p. 165.). Io tengo che sia Girolamo Priuli, e che il primo tomo de’ Diarii suoi in quello scritto si contenga; di che il Foscarini nemmeno ebbe sospetto. Scrisse anche il Sanudo quella guerra in un’opera mentovata già da Fra Jacopo Filippo da Bergamo e da Aldo Ma-


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