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requisito, eum multa laude cumulatum ceteris Italicis pictoribus anteposuisse. Eiusdem etiam tabulæ præclaræ in diversis locis esse perhibentur, de quibus non scripsi, quoniam de iis haud satis comperi. (p. 44.). Anche li due ritratti dall’anonimo qui riferiti sono opere che nessuno fra quelle di Gentile ha indicate.

(100) Che Antonello da Messina andato sia ad apprendere la maniera di dipingere ad oglio da Giovanni da Bruges, e l’abbia portata a Venezia, ove Domenico Veneziano, e Giovanni Bellino i primi fossero a metterla in opera, il Vasari, il Ridolfi, e più altri l’hanno detto. Ch’egli ancora in Venezia non poco operasse, prove certe si hanno: ed il Zanetti (Della pittura veneziana, p. 21) nel dare indizio de’ pochi di lui lavori restativi, portò fuori un ritratto di gentiluomo Veneziano, ch’egli fece qui nel 1478, come il più antico monumento del soggiorno suo nella città nostra. Ora li due ritratti dall’anonimo qui riferiti mostrano che nel 1475. egli vi era già. Ma ch’egli anche prima ci fosse, e avesse già dipinta una palla in San Cassiano, ne dà indizio Matteo Colacio Siciliano nella Lettera, altre volte allegata, ad Antonio Siciliano Rettore degli Artisti nello Studio di Padova, impressa col suo opuscolo De fine Oratoris, ed altri in Venezia l’anno 1486; ove nominando li pittori più insigni fra li moderni dice: Habet vero hæc æstas Antonellum Siculum, cujus pictura Venetiis in Divi Cassiani æde magnæ est admirationi. Quell’Antonio Siciliano poi, che io trovo essere stato degli Adinolfi, e Catanese di patria, consta ch’ebbe il Rettorato nel 1475. (Facciolati, Fasti Gymnasii Patavini, P. II. p. 88.). Continuò a vedersi con grande ammirazione la palla mentovata, sicchè verso la fine del secolo ebbe


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