pa, addietro nominato: di cui basta vedere ciò che ne ha scritto il ch. Ab. Lanzi (Storia pittorica della Italia, T. II. P. I. p. 393.), per conoscere ch’egli almeno sino dall’anno 1455. comincia a conoscersi pittore di molto studio, e si mantiene con grande riputazione in più altre opere posteriori. Il Lomazzo nell’Indice degli artisti lo fa Milanese, opponendosi al Ridolfi e ad Ottavio Rossi, e lo fa scrittore di un’opera di prospettiva sì in quel luogo, come a carte 264; ma nell’Indice stesso egli poi mette un altro Vincenzio Bresciano, che non si saprebbe trovare.
(93) È nuovo il nome di questo artefice Bergamasco, nè il possessore della pittura Leonino Brembato a me noto riesce da altro monumento; quando l’anonimo abbia indicata persona allora vivente, e non la casa già da uno di tal nome abitata. In questo secondo caso sarebbe facile a riconoscervi quel Leonino Brembato, che per umane lettere fioriva prima ancora della metà del secolo quindicesimo; trovandosi aver egli fatta un’Orazione congratulatoria a nome della patria nell’assunzione di Pasquale Malipiero al Dogado di Venezia seguita l’anno 1457; la quale io vidi anche in un codice della Libreria Capitolare di Padova. Varie notizie intorno a questo letterato ha raccolte il P. Vaerini nella Biblioteca degli Scrittori Bergamaschi (T. I. p. 263.); alle quali può aggiungersi che altra sua Orazione detta similmente in congratulazione per la patria al Doge Cristoforo Moro, assunto nell’anno 1462., sta in un mio elegante codice a penna, il quale contiene Orazioni d’ambasciatori di città suddite alla Repubblica, e di altri ancora, e Lettere di Re, Prencipi, Repubbliche, Cardinali, e personaggi ragguardevoli al Doge medesimo; raccolta allora