composita calce a recevere la splendentia e nitore; siccome etiam fanno le vecchie picture facte in la Archiepiscopale Curia & in Sancto Ioanne in Conchæ in Mediolano: così etiam in Papia, & præcipue in epso castello dove il nobile Pisano depinse: vel etiam in Placentia Antonio del Carro. Pittore di patria Pisano, cui queste opere possano attribuirsi non ne veggo alcuno. Perciò sin tanto che altre buone notizie in contrario escano fuori, io tengo che autore ne fosse Vittore Pisano Veronese, anzi da San Vigilio sul Lago di Garda, altramente detto il Pisanello, il quale sulla fine del secolo quattordicesimo e nel seguente con lavori di pennello e di getto grande nome si fece, e pinxit & in variis urbibus Italiæ, come in un suo epitafio fu detto: nè mi basta che il Sign. Francesco Bartoli (Notizia delle pitture, sculture, ed architetture d'Italia, T. II. p. 12.) dica che nel castello di Pavia veggonsi alcuni vasti saloni, oggi ad uso di quartieri di soldati, i quali sono dipinti a fresco con gigantesche figure, e fatti di guerra, per opera di Pietro Bonaccorsi detto Perino del Vago Fiorentino; non vedendo da alcuno vecchio scrittore queste pitture a costui ascritte. Mi fa però alcun poco dubitare il silenzio del Vasari, del Pozzo, del Ridolfi, del Marchese Maffei, e d’altri, i quali delle opere del Pisano, da loro diligentemente indagate, facendo menzione, delle pitture di Pavia all’oscuro affatto si mostrano. Più ancora cresce il motivo di dubitare, vedendo che nulla ne dice Guarino Veronese suo contemporaneo nel poemetto intitolato Pisanus, riferito dal ch. Ab. Andres nel Catalogo de’ Codici Capilupiani (p. 38.); e nulla parimente Bartolommeo Facio, il quale nell’operetta de viris illustribus scritta l’anno 1456, e pubblicata dall’Ab. Mehus