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di notizie d’artefici moderni non è poi essa tanto spoglia, quanto far credere si è voluto. Scrisse francamente il Vasari nella Vita dell’Averulino che sebbene alcuna cosa buona in essa si ritrovi, è nondimeno per lo più ridicola e tanto sciocca, che per avventura è nulla più; ed aveala egli veduta fra le cose del Duca Cosimo I. Il Milizia, forse senza averla mai vista, al giudizio del Vasari riportandosi, pronunziò che illeggibile ella è (Dizionario delle belle arti, Filarete). Ma non v’è poi tanto male da dirvi sopra. Chiunque leggere volesse le mentovate Lettere due dedicatorie dell’Averulino a Pietro de’ Medici, e del Bonfinio al Re Mattia; di cui le grandiose fabbriche nell’Ungheria vi sono precisamente riferite; nel tomo trentesimosettimo della Nuova Raccolta Calogeriana di Opuscoli a carte 23. le troverà.

Dalla Libreria medesima, che il codice dell’Averulino aveva, passò in quella di San Marco ancora un altro di Silio Italico, dietro ad una relazione avutane da Cosimo Bartoli, che esaminato lo aveva, copiosamente descritto dal Vasari nella Vita di Fra Giovanni da Fiesole (T. III. p. 275.). Tutto procede bene in quella descrizione, eccettuatone l’autore delle miniature assai belle, il quale non fu Atavante Fiorentino; come il Bartoli, avendo preso errore, indusse a dire anche il Vasari. Altro codice è quello da Atavante miniato, cioè uno di Marziano Capella, dalla Libreria medesima nella Marciana parimente trasferito; nel quale rappresentate sono le sette arti liberali, il concilio degli Dei, con fregii molti e squisiti, e con l’indicazione al principio Atavantes Fiorentinus pinxit. Non arrivano queste miniature alla maestria di quelle del Silio, le quali per indegnissima azione, prima che il codice passasse dove


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