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gi certamente appartenere una lunga lettera Latina dal Bembo ad Andrea Anesino di Corfù scritta nel 1536, la quale sta in un mio codice a penna miscellaneo; e contenendo non poche cose di geografia e di varia erudizione giudiciosamente osservate, è affatto degna di questo scrittore, che ora è da aggiungersi alli Veneziani che seppero di Greco, ed a raccogliere antiche Iscrizioni si sono applicati.
(69) Quando pure Galeazzo Visconti abbia ristorato il Castello di Milano; la rifabbrica però di esso appartiene a Francesco Sforza, da lui fatta nell’anno 1450, nel quale acquistò la signoria di Milano; di che ne fanno fede anche il Simonetta nella Sforziade alla fine del Libro XXI. ed il Corio al principio della sesta parte dell’Istoria Milanese.
(70) Cesare Cesariano nel Comento sopra il Libro I. cap. 5. di Vitruvio p. 21. t. edizione di Como 1521. fa menzione della via coperta di la nostra arce di Iove in Milano, & maxime quella che fece fare Bramante Urbinato mio primo preceptore, quale si traiice dallo mœniano muro della propria arce ultra le aquose fosse allo cripto itinere.
(71) Il Cesariano nel Comento citato sul Libro VII. Cap. 5. di Vitruvio p. 118. t. scrive a questo proposito: Etiam si vede pincto lo enigma di Ludovico Sfortia soto la archicustodia nel Castello di Iove: quale indica quasi como diressemo Ieraglipho: post malum semper sequitur bonum & converso: vel post lungum tempus dies una serena venit: seu post tenebras spero lucem &c. Per che ivi è pincto uno tempo nimboso & di maxima procella: & poco distante da epso le turme chi ballano: iocundano & festegiano soto lo tempo sereno: quale cose appareno potere essere.
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