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boribus abstinere, proque symbolo desumpsimus nos, sculpsitque a tergo imaginis meæ Martinus Bergomensis egregius artifex. (Analysis variarum quaestionum 1700. & amplius, Venet. 1568. f. p. 100. t.). E perchè nessun onore possibilmente gli mancasse, quello ancora si fece il Mantova di dare a stampa un’Orazione che Girolamo Negro aveva scritta da recitarsi ne’ funerali di lui, avendolo creduto moriente in una gravissima malattia; dalla quale riavutosi il Mantova, ed essendo poi morto il Negro, quello avendola trovata fra le carte di questo, nel pubblicare alcune di lui Lettere ed Orazioni in Padova l’anno 1579, anche l’Orazione stessa diede fuori, premessevi queste parole: Mantuam graviter lecto decumbentem amice olim visitarat Hieronymus Niger Venetus, simul atque moriturum ratus, moerore affectus incredibili abscessit, domum rediit, orationemque funebrem conscripsit. Convaluit Mantua, Niger moritur. Quid mirum igitur, si nonnunquam funus etiam viventis faciat mortuus? Fu poi riprodotta quest’Orazione con le altre operette Latine del Negro in Roma l’anno 1767 dietro all’Epistole del Cardinale Sadoleto. Non mancò per altro al Mantova l’Orazione funebre a suo tempo recitata, e data a stampa da Antonio Riccobono Professore di Umane Lettere nello Studio di Padova; nella quale non lasciò di lodarlo per la gran cura che dell’anticaglie si era preso; affermando ancora ch’egli stesso, a richiesta di alcuni gentiluomini Francesi, secolui aveva trattato di fare che l’intero suo Museo per prezzo cedesse al Re loro Francesco I, che n’era voglioso di averlo: ma il Mantova, per torre di mezzo ogni maneggio su questo affare, si offerì bene di donarlo al Re, professando per altro di non volerlo dare a prezzo veruno.


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