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ta è corretta riformata ed accresciuta, come sopra una vecchia e introvabile stampa fu da me riprodotta in Venezia l’anno 1789. Forse quella raccolta di piante e di disegni ha voluto indicare lo Scamozzio, quando disse che il Sansovino aveva scritta un’opera ancor inedita di Architettura (Idea dell’Architettura, P. I. Lib. I. Cap. 6. p. 18.); a cui nessuno ha creduto, per non essersi mai l’opera trovata. Ma non è sola quest’opera del famoso architetto, che occulta sia, ovvero anche perita. Il figliuolo Francesco suddetto nella Prefazione al Trattatello sull’edifizio del corpo umano, stampato in Venezia nel 1550 in 8., altra ne dinota, scrivendo: E quando che sia metteremo alla luce bellissime anatomie di mano di M. Iacopo Sansovino mio onorato padre. Sempre più così cresce la stima, in cui il Sansovino tenere si deve.

Fu poi vago il Mantova anche di avere medaglie in suo onore, e cinque almeno ne fece andare attorno con la sua effigie, a me note; tre delle quali dalla mano dell’eccellente coniatore Giovanni Cavino Padovano affatto mostrano di venire; anzi una di esse ha le teste del Cavino medesimo, e d’Alessandro Bassano da una parte, con quella del Mantova dall’altra. La maggiore di esse, che è di prima grandezza, ed anche nel Museo Mazzucchelliano è portata (T. I. p. 377.), del Cavino l’avrei creduta, perchè di terso lavoro, se non avessi trovato che il Mantova stesso ce ne manifesta per autore certo Martino da Bergamo, artefice ignoto, scrivendo la spiegazione del motto Fessus Lampada trado, posto nel rovescio, con queste parole: Descendat in arenam qui vult, ego cum monstris satis sum luctatus. In eum qui tandem quiescere cupit, seque a la-


bo-