fo, sono tanto belli, che Andrea Mantegna ne faceva grandissimo conto. Così il Vasari nella Vita di Paolo Uccello (T. III. p. 67.), dove avendo errato nel chiamare Vitali li Vitaliani, gente nobilissima di Padova, altri ancora ha indotto nell’errore medesimo. Anche l’anonimo nostro aveva qui malamente scritto in casa de’ Vitelliani, siccome facilmente il volgo diceva.
(50) E’ andata in disuso, almeno in queste parti, la voce mastabe, solita ad adoperarsi per dinotare un bel sedile in eminenza posto. Che tale fosse la sua significazione, questo passo lo mostra, vedendosi tuttora la mobiglia di tarsia dall’autore indicata. Ma vieppiù si comprova l’uso d’essa voce da’ seguenti passi di Marino Sanudo ne’ Diarii suoi inediti, altre volte citati. All’anno 1512 è riportata una lettera di Marcantonio Trivisano figliuolo di Domenico Cavaliere e Procuratore, allor andato ambasciatore della Repubblica Veneziana al Soldano d’Egitto, nella quale egli a Pietro suo fratello descrivendo l’accoglienza all’ambasciatore fatta dal Soldano al Cairo nel suo castello, dice così: Arrivati all’ultima piazza, dove era el Signor Soldan, la qual è di graniezza come la piazza di San Marco, in testa della ditta corte, sopra uno mastabe alto da terra da circa cinque piedi era sentà el Signor Soldan solo, coperto el mastabe de alto basso cremexin, con un friso d’oro: davanti la sua persona si era una spada e un brocchier grando d’oro: e in piedi su ditto mastabe ero uno schiavo con una coda de cavallo in mano che li parava le mosche... Davanti del suo mastabe li era in terra per circa 12 passa de larghezza tapedi grandi, sui quali era i armiragii grandi in piedi... L’Orator dette la lettera in mano al turziman grando, qual la portò al Sig. Soldan