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pariete; e per quello che si vede, è posto all’altezza degli occhi de’ riguardanti, in modo che di molte figure che sono ivi dipinte alcune non sono perfettamente compiute, per esser ascose dal piano in che fermano le piante; cosa in vero non meno lodevole, che artifiziosa. E quale fu quell’opera del Mantegna, che lodevole ed artifiziosa non fosse? Certo niuna, che io mi creda. E credenza non solamente ne rendono le altre in detto luoco dipinte da lui; ma eziandio il Trionfo di Cesare figurato per lui in Mantova, che per quello che universalmente se ne ragiona, è cosa tanto al vero simile, che si tien per certo che altramente esser non doveva esso Cesare a Roma trionfante. Sì maestrevolmente pose ogni cosa al suo luoco, e talmente esprimendola con le principali linee, che chiaramente si vede che ciascuna figura dimostra far qualche naturale operazione, restando alla destinata distanza considerate.»

Del Mantegna si suole confessare col Lomazzo (Idea ec., p. 46.) ch’egli è stato il primo che nella prospettiva ci abbia aperti gli occhi, perchè ha compreso che l’arte della pittura senza questa è nulla. Ma è da osservarsi che di prospettiva egli ancora lasciò scritto; e ciò per fede del Lomazzo medesimo, il quale di lui attesta (p. 15.) che ha fatti alcuni disegni di prospettiva, dove ha delineato le figure poste secondo il suo occhio; delle quali io ne ho vedute alcune di sua mano con suoi avvertimenti in iscritto appresso Andrea Gallarato grande imitatore di quest’arte. Si accresce così il numero de’ nostri dotti artisti che di prospettiva hanno lasciati libri non mai stati impressi; come sono Pietro dalla Francesca da Borgo San Sepolcro, Lionardo da Vinci, Vincenzio Foppa Bresciano, Bartolom-


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