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to padrone la Tavola, vivente ancora Torquato; da cui nel 1574 in Roma cercandosi di farne esito, Ercole Basso maneggiava di farla acquistare al Duca di Fiorenza (Lettere pittoriche, T. IV. p. 198.). Comunque però andasse l’affare, capitò ella in potere di Vincenzio Gonzaga Duca di Mantova, nel di cui Museo v’era l’anno 1605, per testimonianza del Pignoria, che primo ne pubblicò una spiegazione in Venezia l’anno suddetto. Fece egli ciò, senza dare insieme col libro la Tavola: ma potevasi questa avere e della prima impressione del Vico, e d’una seconda, che ne aveva fatta sopra li rami medesimi da se acquistati Iacopo Franco in Venezia l’anno 1600. Facile cosa pertanto fu dopo queste due impressioni il riprodurla all’Herwart nel Thesaurus Hieroglyphicorum, al Kirkero nell’Œdipus Ægyptiacus, ad Andrea Frisio nella ristampa dell’opera del Pignoria da se fatta in Amsterdam nel 1669, al Montfaucon nell’Antichità  spiegata, ed al Conte di Caylus nella Raccolta d’antichità; de’ quali nessuno vide la Tavola nell’originale, credendosi ancora da alcuno di essi, come dal Montfaucon, ch’ella andata fosse smarrita. Ma frattanto questa passata era in Torino, dove nel Museo Regio la trovò il Mabillon sino dall’anno 1685 (Iter Italicum litterarium, p. 8.), il Maffei l’ha esaminata nel 1711 (Giornale de’ Letterati d'Italia T. VI. p. 449.), e sino a’ giorni nostri continuò ad esservi gelosamente custodita. (La Lande, Voyage d’Italie, T. I. p. 160.). Nulla però tanto contribuì a rendere famoso questo monumento, quanto la grande varietà  di pareri e di spiegazioni portate fuori da illustri scrittori sopra la sua antichità , e più ancora sopra le cose in essa rappresentate. Pignoria, Maiero, Rudbek, Herwart, Kirkero, Schmidt, Montfaucon, Iablon-


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