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gliate in rame, però col donarvi stile migliore, da Pietro Santi Bartoli sino dall’anno 1677 in Roma in quarto, per cura presasi dal Cardinale Camillo de’ Massimi: quivi pure sopra gli stessi rami furono esse riprodotte nel 1725 in foglio: il Bottari le inserì nell’edizione de’ Frammenti Virgiliani fatta a norma del codice l’anno 1741: nell’edizione di Virgilio Latino ed Italiano, fatta in tre tomi in foglio l’anno 1763 parimente vi furono poste: finalmente nel 1776, e nel 1782, sempre in Roma, di nuovo si trassero in luce, in forma di quarto, ma con qualche varietà  nell’ordine, e sopra li rami già dall’uso a mala condizione ridotti.

Altro codice di Virgilio, e questo pure molto antico, ebbe il Bembo, contenente li Poemetti, la Buccolica e il primo libro della Georgica; di cui buon uso egli medesimo prima fece nel Dialogo de Virgilii Culice &c., poi nell’edizione Aldina de’ Versi Priapeii e dei Poemetti Virgiliani, fatta l’anno 1517, Francesco Asolano ne profittò (Heyne Præfat. in Culicem Virgil.). Questo codice ancora fece suo Fulvio Orsino, e lo ha chiaramente distinto dall’altro più antico di sopra riferito, scrivendo (Ad Virgil. Eglog. VIII. v. 44.); Ex ea particula apparet Servium ita legisse versum Virgilianum quomodo iampridem Petrus Bembus indicavit reperiri in suo tunc optimo libro, quem nunc ego domi habeo, translatum ex illius bibliotheca cum aliquot aliis magni nominis codicibus, Terentio scilicet maioribus litteris scripto, & itidem Virgilio, quem ex Academia Pontani, grandioribus litteris exaratum habuisse Bembum dicunt: in eo autem libro quem supra significavi, in quo tantum Lusus iuveniles cum Bucolicis & parte libri primi Georgicorum continentur, &c. Non va dunque confuso questo


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