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litterar. p. 261. Bayle Nouvel. de la Rep. des Lett. 1684 Decemb. & 1687 Mart.); nella quale hanno mostrato che il Sonno debba riconoscersi specialmente Enrico Cristiano Enninio (Jacobi Tollii Epistolae itinerariae, p. 86.) e Michele Federico Lochner (Papaver ex omni antiquitate erutum, p. 165.). Anche nel Museo della Regia Libreria di San Marco di Venezia trovasi in marmo un bel puttino abbandonato a dolce sonno sulla pelle del lione, con la lucertola, una ghirlanda di fiori sonniferi sotto alla mano sinistra, ed ancora vicino un ghiro, animale dormiglioso pur esso; e questo nella illustrazione a stampa d’esso Museo fu giudicato essere il Sonno. E’ tuttavia vero che il predecessore mio chiarissimo Antonio Maria Zanetti scrivendo al Gori lo ha poi chiamato un Cupido (Condivi, Vita di Michelangelo, p. XXIII. ed. 1746); e Giuseppe Bartoli nella Lettera quinta intorno all’opera sua che contener doveva la spiegazione del Dittico Quiriniano (p. CCXVI.) si fa forte sopra il detto del Zanetti per istabilire l’opinione sua, che in quella scultura Cupido sia rappresentato. Ma sempre sta che a dinotare il Sonno più segni in essa concorrano, e che di questi alcuno appena ve n’abbia che all’Amore specialmente appartenga. Tutto ciò fa sospettare che ancora nella scultura presso il Bembo, piuttosto che Cupido, il Sonno riconoscere si dovesse.

(43) E’ questo l’insigne codice di Terenzio, scritto in lettere majuscole quanto al testo, e in carattere corsivo quanto agli scolii, con le maschere sceniche a’ luoghi proprii inserite; il quale fu riguardato sempre come un avanzo della più alta antichità, di cui libri pervenuti ci siano, e Bembino si suole vedere nominato. Lo aveva avuto Pietro Bembo per retaggio del padre, uomo

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