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abbia ad intendersi il Bembo, quando scrive ad Antonio Anselmi a Venezia da Villa Bozza nel 1538: Son contento che al Beazzano si dia il quadro delle due teste di Raffael da Urbino, e che gliele facciate portar voi, ed anco gliele diate, pregandolo ad aver cura che non si guastino. Se a questo passo avesse posta mente l’Ab. Angelo Comolli, non avrebbe, credo io, dubitato che di Raffaello non fosse il quadro dall’anonimo qui riferito, di cui ne aveva da me avuta notizia (Vita inedita di Raffaello, p. 53. ed. 1791).

Andrea Navagero Patrizio Veneziano fu grande amatore dell’antichità, siccome ad uomo d’alto spirito e di gusto delicatissimo in ogni maniera di bella letteratura conveniva. Non lasciò di portarsi a vedere gli avanzi di Roma antica, e di que’ contorni; di che ne dà indizio il Bembo scrivendo così da Roma nell’Aprile del 1516 al Cardinale Divizio: Io col Navagero e col Beazzano e con M. Baldassar Castiglione e con Raffaello domani anderò a riveder Tivoli, che io vidi già un’altra volta vintisette anni sono. Vederemo il vecchio e il nuovo, e ciò che di bello fia in quella contrada. Vovvi per dar piacere a M. Andrea, il quale fatto il dì di Pasquino si partirà per Vinegia (Opere del Cardinale Pietro Bembo, T. III. p. 10.). Ecco l’occasione d’amicizia fra il Navagero il Beazzano e Raffaello; e facilmente ancora il tempo della pittura dal Bembo posseduta. Il Navagero parimente e il Beazzano avea ritratti Tiziano in uno de’ quadri istoriati della Sala del gran Consiglio in Venezia, arsi dal fuoco del 1577 (Sansovino, Venetia citta nobilissima et singolare, p. 131. ed. 1580). Del primo però ci è restata l’effigie in un medaglione di bronzo con altro del Fracastoro, fatture del celebre Giovanni Cavino Padovano, per cura presasi da Giovambatista Rannusio, collocate


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