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re, dirò che tanti bei monumenti da se raccolti volle il Bembo che dopo la sua morte il figliuolo Torquato suo erede non alienasse giammai, nel testamento, che fece in Roma addì 5 Settembre 1544, e, per cura da me avuta, originale nella Libreria Regia di San Marco di Venezia si trova, incaricandolo di questo modo: Voglio oltre a ciò ch’egli sia obbligato di non vendere, nè impegnare, nè donare per nessun caso alcuna delle mie cose antiche, o di pietra, o di rame, o d’argento, o d’oro o di altro che elle siano, o fossero; ma di tenerle care ed in guardia, siccome l’ho tenute io: e parimente sia tenuto di fare così dei libri e delle pitture che sono nel mio studio e casa in Padova, e che io ho qui meco; tenendo tutto ad uso e comodità ed onor suo e memoria mia.

Di fatti Torquato, cui il padre aveva fatto istillare l’amore delle antiche e belle cose, fu sollecito di conservare il museo paterno, e ad uso de’ letterati lo tenne; sicchè Enea Vico di esso ne profittò ne’ Discorsi sopra le Medaglie antiche, nel 1555 stampati (p. 87. 88. 93. 95.); Costanzo Landi insieme con Federigo di Granvella vi osservò le cose più rare, e segnatamente la Tavola Egizia, e Medaglie antiche, oltre li Codici di Virgilio e del Petrarca (Constantii Landi, Complani comitis, In veterum numismatum Romanorum miscellanea, p. 9. &c.); Gilberto Cognato nel 1558 lo vide con ammirazione (Cognat. Topograph. aliquot Ital. Civit. p. 388. Oper.); lo Scardeone nel 1560 ne diede in luce alcune antiche Iscrizioni (De antiquitate urbis Patavii, p. 86.); il Goltzio profittò delle antiche Medaglie conservatevi per le note opere sue (Goltzio, Ind. oper. inscripti, C. Iulius Cæsar &c., Lib. I., Brug. 1563); il Sigonio poi negli anni 1560 e 1574 da esso pubblicò quattro insigni pezzi di Leggi Romane, che in lamine di bronzo


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