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Opere del Cardinale Pietro Bembo, T. III. p. 21.) e da altra del Sadoleto (P. I. p. 396, ed. Rom. 1760) è abbastanza provato, contro due Lettere Latine da Lucilio Filalteo, o sia Vincenzio Maggi, scritte al Leonico, ed impresse con la falsa data degli anni 1532 e 1533 nel rarissimo libro delle Lettere di questo, dato fuori in Pavia nel 1564 in 8 (p. 65. 76.). Non è qui da fare lungo discorso sopra il merito del Leonico, essendo questo stato posto in chiara luce da varj, e recentemente dal ch. Cav. Tiraboschi, il quale ha indicate le opere sue, ed ha riprodotta l’onorificentissima iscrizione dal Bembo a lui posta. Osservo soltanto che delle belle arti si può egli conoscere amatore non solo dal possedimento delli monumenti qui registrati; ma anche dal sapersi che a lui indiritta aveva Girolamo Campagnola la Lettera sopra gli antichi pittori Padovani, addietro già citata, e dal vederlo introdotto come intendente di scultura a ragionare nel Dialogo da Pomponio Gaurico sopra quell’arte composto. Dell’antiquaria ancora perito ce lo fa conoscere Pierio Valeriano nel libro trentesimo terzo de’ Geroglifici al capo 35.

(28) E’ facile ad accorgersi che costui è il celebre Giovanni Van-Eych, detto da Bruges, benchè nativo di Maaseyk, piccola città sulla riva della Mosa; quel medesimo cui l’invenzione del dipingere ad oglio attribuiscono il Vasari, il Borghini, il Vander-Mander, il Baldinucci, il Descamps, e tanti altri; i quali aggiungere sogliono che da lui Antonello da Messina l’apprese, e verso la metà del secolo quindicesimo in Venezia trasportolla, donde nel resto d’Italia, ed altrove si è propagata. A’ nostri tempi però pitture ad oglio almeno d’un secolo anteriori a Giovanni si sono messe in campo; le quali riferite si veggono

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