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(5) Fra Filippo Lippi Fiorentino Carmelitano, di cui scrive il Vasari che pitture sue si vedevano in Padova, intendendo facilmente di questa e d’altra sua opera nella cappella del Podestà più innanzi dinotata. Ora più non si veggono queste pitture, com’è di tante altre a fresco, in occasione di ristauri state cancellate; e la memoria ancora perduta ne sarebbe, se dall’anonimo nostro non fosse stata conservata.
(6) Non si conoscono più opere di costui: ma non è nuovo il suo nome, avendo già scritto il Rossetti nella Descrizione delle pitture di Padova (p. 217.), che da documento originale gli constava esser egli morto di peste nel 1486.
(7) Era la seguente: Iacobi Bellini Veneti patris ac Gentilis & Ioannis natorum opus MCCCCIX. Ci fu conservata da Fra Valerio Polidoro nelle Memorie della Chiesa del Santo (p. 25), non essendovi più le pitture qui riferite.
Delli due fratelli Bellini l’uno si soleva riguardare con più estimazione per la teoria della pittura, e l’altro per la pratica. Ciò s’impara da Francesco Negro Veneziano nell’opera inedita che ha per titolo Periarchon, ovvero de Principiis, al Doge Lionardo Loredano dedicata, in un mio bel codice membranaceo scritta; la quale è quella medesima che in due libri divisa col titolo De moderanda Venetorum Aristocratia appena fu conosciuta dall’Agostini, e riferita negli Scrittori Veneziani (T. II. p. 486.). Trattando egli di ogni istituto che al buon governo di uno Stato è richiesto, ove della pittura fa parola dice così: Haec ne sibi una defuisse videatur, Veneti patres, quibus omnia sunt adiecta virtutum ornamenta, Bellinos habent fratres naturae ministros, quorum alter theoricem, alter pictura praxim professus, non re-
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