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ANNOTAZIONI.
(1) Alcuni che stettero con Donato mi dissero che sempre aveva nella sua bottega diciotto, o venti garzoni; altrimenti non arebbe mai fornito un altare di Santo Antonio da Padova con altre opere. Così scriveva Baccio Bandinelli al Duca di Fiorenza nel 1547. (Lettere pittoriche T. I. p. 50.). Ciò però va inteso senza punto detrarre alla gran lode che questo insigne artefice si è acquistata anche con le opere di bassorilievo qui nominate; onde scrisse il Vasari nella Vita di lui che sono talmente con giudicio condotte, che gli uomini eccellenti di quell’arte ne restano maravigliati e stupiti, considerando in esse i belli e variati componimenti con tanta copia di stravaganti figure e prospettive diminuiti.
(2) Fu celebrato molto e da varii scrittori questo Coro, de cujus laudibus & scripta sunt & impressa volumina, secondo lo Scardeone (De antiquitate urbis Patavii, & claris civibus Patavinis, p. 373.). Un opuscolo specialmente sopra di esso v’è di Matteo Colacio Siciliano, impresso con altri di lui de Fine Oratoris in Venezia nel 1486, ed è intitolato a guisa di lettera alli tre artefici qui nominati con queste parole: Matthæus Siculus Christophoro & Laurentio fratribus, ac Petro Antonio Laurentii genero Patavis, Italis
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