Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 96 — michele strogoff |
— Ho creduto che il Caucaso dovesse partire senza di voi, disse costui con accento agro-dolce.
— Oibò! rispose Alcide Jolivet, avrei ben saputo raggiungervi, avessi anche dovuto noleggiare un battello a spese di mia cugina o correre le poste a venti kopeks per versta o per cavallo. Che volete? c’era un pezzetto dallo sbarco al telegrafo!
— Siete andato al telegrafo? domandò Harry Blount facendo una smorfia.
— Sicuro che ci sono andato! rispose Alcide Jolivet col suo più amabile sorriso.
— Funziona sempre fino a Kolyvan?
— Questo non lo so, ma posso accertarvi, per esempio, che funziona da Kazan a Parigi.
— E avete mandato un dispaccio.... a vostra cugina?
— Con entusiasmo.
— Avete dunque saputo?....
— Ecco, babbo mio, per parlare come fanno i Russi, rispose Alcide Jolivet, io sono un buon figliuolo e non voglio nascondervi nulla. I Tartari, con Féofar-Kan alla testa, hanno passato Semipalatinsk e scendono il corso dell’Irtyche. Approfittatene.
Come! una notizia così grave era sfuggita ad Harry Blount, ed il suo rivale che l’aveva probabilmente appresa da qualche abitante di Kazan l’aveva subito mandata a Parigi! Eccoti il giornale inglese rimasto indietro! Perciò Harry Blount, incrociando le mani dietro il dorso, andò a sedersi a poppa senza aggiungere parola.
Verso le dieci del mattino, la giovane livoniana, avendo lasciato il suo camerino, salì sul ponte.