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michele strogoff

guardasse con singolare insistenza, quasi volesse scolpirsene in mente la fisonomia in modo incancellabile.

Alcuni istanti dopo Sangarre sbarcava ultima, quando già il vecchio e la sua compagnia avevano lasciato il Caucaso.

— Che zingara sfrontata! pensò Michele Strogoff; m’avrebbe mai riconosciuto per l’uomo a cui ha dato della spia a Nijni-Novgorod? Questi zingari dannati hanno occhi di gatto, ci vedono chiaro di notte, e colei potrebbe sapere....

Michele Strogoff fu lì lì per seguire Sangarre e la sua compagnia, ma si trattenne.

— No, pensò, non facciamo cose avventate! Se io faccio arrestare quel vecchio e la sua campagnia, il mio incognito rischia d’essere svelato. D’altra parte, eccoli sbarcati, e prima che essi abbiano passata la frontiera io sarò già lontano dall’Ural. So bene che possono prendere la strada da Kazan ad Ichim, ma la non offre alcun comodo, ed un tarentass, tirato da buoni cavalli di Siberia, si lascerà sempre indietro un carro di zingari! Amico Korpanoff, stattene tranquillo.

D’altra parte, in quella, il vecchio zingaro e Sangarre erano scomparsi nella folla.

Se Kazan è giustamente chiamata «la porta dell’Asia,» se questa città è considerata come il centro di tutto il transito del commercio siberiano e bukariano, gli è che due strade vi si incontrano, e dànno passaggio attraverso i monti Urali. Ma Michele Strogoff aveva scelto con giudizio, pigliando quella che va a Perm, Ekaterinburgo e Tiumen. È la gran strada postale, ben fornita di poste, mantenuta a spese dello Stato, e si prolunga da Ichim fino ad Irkutsk.