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discendendo il volga

caro, perchè, secondo i regolamenti, non avevano diritto che ad un peso di venti libbre ogni persona.

A prua del Caucaso era adunato un maggior numero di passeggieri, non stranieri soltanto, ma anche Russi, ai quali il decreto non proibiva di tornarsene alle città della provincia.

Vi erano là mujiks, con in capo berretti o caschi, vestiti d’una camicia a scacchi, sotto la loro ampia pelliccia; vi erano contadini del Volga coi calzoni azzurri cacciati entro gli stivali, colla camicia di cotone color rosa, stretta al corpo da una corda, con berretto di feltro, o berrettino piatto. Alcune donne con vesti di percallina a fiorami portavano i grembiali dai vivi colori e la pezzuola a disegni rossi sul capo. Erano principalmente passeggieri di terza classe, che per fortuna non si davano pensiero della prospettiva di un lungo viaggio di ritorno. Insomma questa parte di ponte era molto ingombra; e però i passeggieri di poppa non si avventuravano guari fra quei crocchi.

Frattanto il Caucaso filava, con tutta la velocità, fra le sponde del Volga; incrociava molti battelli, che tirati a rimorchio risalivano il corso del fiume e trasportavano ogni sorta di mercanzie a Nijni-Novgorod, poi passavano carichi di legnami lunghi come quelle interminabili file di sargassi dell’Atlantico, e chiatte cariche fino a rimanere sommerse quasi interamente; viaggi inutili oramai, poichè la fiera era stata bruscamente interrotta da bel principio. Le rive del Volga, impillaccherate dal solco dello steam-boat, si coronavano di voli di anitre che fuggivano mandando grida assordanti.

6 — Michele Strogoff. Vol. I.