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fratello e sorella


Michele Strogoff, felicissimo d’averla finalmente trovata, si accostò alla giovinetta.

Costei lo guardò un istante, e la sua faccia s’illuminò d’un bagliore fuggitivo vedendo il suo compagno di viaggio. Si rizzò in piedi per istinto e come un naufrago che si aggrappa ad una tavola per domandargli assistenza...

In quella l’agente toccò la spalla di Michele Strogoff.

— Il maestro di polizia vi aspetta, diss’egli.

— Bene.

E senza dire una parola a colei che tanto avea cercato alla vigilia, senza rassicurarla con un gesto che avrebbe potuto compromettere lei e sè medesimo, Michele Strogoff seguì l’agente attraverso la folla.

La giovane livoniana, vedendo sparire colui che forse era il solo che potesse venirle in ajuto, ricadde sulla panca.

Non erano scorsi tre minuti che Michele Strogoff ricompariva nella sala accompagnato dall’agente.

Teneva in mano il suo podarosna che gli faceva libere le vie della Siberia.

Si accostò egli alla giovane livoniana e porgendole la mano:

— Sorella... disse.

La giovinetta comprese. Si levò in piedi come se qualche improvvisa inspirazione non le avesse concesso di esitare.

— Sorella, ripetè Michele Strogoff, noi abbiamo il permesso di continuare il nostro viaggio ad Irkutsk; vieni tu?

— Ti seguo, fratello, rispose la fanciulla mettendo la mano in quella di Michele Strogoff; ed entrambi lasciarono la casa di polizia.