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michele strogoff

Ciascuno s’affrettava perchè i mezzi di trasporto dovevano essere singolarmente ricercati da quella folla di persone espulse; e coloro che ci avessero a pensare troppo tardi, correvano rischio di non essere in grado di lasciar la città nel termine prescritto: cosa che gli avrebbe esposti a qualche brutale intervento degli agenti del governatore.

Michele Strogoff, lavorando di gomiti, potè attraversare il cortile; ma entrare negli ufficî e giungere fino allo scrittojo degli impiegati era cosa ben altrimenti difficile. Una parola detta all’orecchio d’un ispettore e pochi rubli dati a tempo ebbero però la forza di farlo passare.

L’agente, dopo averlo introdotto nella sala d’aspetto, andò ad avvertire un impiegato superiore.

Michele Strogoff non poteva dunque tardare ad essere in regola colla polizia e libero ne’ suoi movimenti.

Frattanto guardò intorno a sè, e che vide?

Colà, sopra una panca, abbandonata meglio che seduta, una giovinetta in preda ad una muta disperazione, benchè egli potesse appena vederne la faccia, il cui profilo soltanto si disegnava sulla muraglia.

Michele Strogoff non si era ingannato. Aveva riconosciuto la giovane livoniana.

Non conoscendo l’ordinanza del governatore, era costei venuta all’ufficio di polizia per far vidimare il suo permesso!... Naturalmente si rifiutò il visto; ella era, senza dubbio, autorizzata a recarsi ad Irkutsk, ma il decreto era formale, annullavasi qualsiasi permesso antecedente, onde le vie della Siberia le si chiudevano.