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fratello e sorella

come avrebbe ella potuto ignorare le misure prese dal governatore, misure che la colpivano così direttamente?

Ma infine, se essa le ignnorava, doveva venire fra qualche ora alla ripa d’imbarco, e colà qualche agente spietato le avrebbe impedito brutalmente d’imbarcarsi! Bisognava ad ogni costo che Michele Strogoff la vedesse prima e che ella potesse in grazia sua evitare quello scacco.

Ma le sue ricerche furono vane, ed egli ebbe presto perduta ogni speranza di ritrovarla.

Erano allora le undici: Michele Strogoff, benchè in ogni altra occasione ciò sarebbe stato inutile, pensò a presentare il suo podarosna agli ufficî del mastro di polizia. L’ordinanza non poteva evidentemente colpirlo, poichè il caso era preveduto per lui, ma voleva assicurarsi che nulla si opponesse alla sua uscita dalla città.

Michele Strogoff dovette dunque tornare sull’altra riva del Volga, nel quartiere ove si trovavano gli ufficî del mastro di polizia.

Colà era grande affluenza, perchè se gli stranieri avevano ordine di lasciare la provincia, non cessavano perciò di essere soggetti a certe formalità per partire. Senza queste precauzioni, qualche Russo, più o meno compromesso nel movimento tartaro, avrebbe potuto, trasvestendosi, passar la frontiera, — ciò che l’ordinanza pretendeva di impedire. In altri termini, vi si mandava via, ma bisognava anche che aveste il permesso di andarvene.

Giocolieri, zingari, tsigani, misti ai mercanti della Persia, della Turchia, dell’India, del Turkestan, della China, ingombravano dunque il cortile e la casa di polizia.