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fratello e sorella

zingari di razza tsigana. «È il padre medesimo che ci manda dove vogliamo andare!» così ha detto quel vecchio. Ma il Padre è l’imperatore! Non lo si designa altrimenti dal popolo. E come mai questi zingari potevano essi prevedere l’ordinanza fatta contro di loro? e come l’hanno conosciuta prima, e dove vogliono andare? Ecco persone sospette a cui il decreto del governatore mi sembra per altro dover essere più utile che nocivo.

Ma questa riflessione, giustissima senza dubbio, fu troncata di botto da un’altra che doveva cacciare ogni altro pensiero dallo spirito di Michele Strogoff. Dimenticò egli gli zingari, i loro discorsi sospetti, la strana coincidenza che risultava dalla pubblicazione dell’ordinanza... e ciò perchè eraglisi presentato a un tratto il ricordo della giovane livoniana.

— La povera fanciulla, esclamò egli come mal suo grado, non potrà più passare la frontiera!

Infatti la giovinetta era di Riga, vale a dire livoniana, russa, e non poteva dunque lasciar più il territorio russo. Quel permesso che gli era stato dato prima delle nuove misure, evidentemente più non valeva. Tutte le vie della Siberia le erano spietatamente chiuse, e qualunque fosse il motivo che la conducesse ad Irkutsk, le era fin d’ora vietato di recarvisi.

Questo pensiero inquietò vivamente Michele Strogoff. Egli aveva pensato vagamente dapprima, che, senza trascurar nulla di quanto da lui esigeva la sua importante missione, gli sarebbe forse facile venire in ajuto alla coraggiosa giovinetta, e quest’idea gli aveva sorriso. Conoscendo i pericoli che doveva personalmente sfidare, egli, uomo ener-