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— 69 — fratello e sorella |
«Ordine a tutti gli stranieri di origine asiatica di lasciar la provincia entro ventiquattr’ore;» codesto tendeva ad allontanare in massa i trafficanti venuti dall’Asia centrale e le folle di zingari che hanno, qual più qual meno, affinità colle popolazioni tartare o mongole che la fiera aveva radunato.
Tante teste, tante spie — e la loro espulsione era certamente comandata dallo stato delle cose.
Ma si comprende facilmente l’effetto di questi due colpi di folgore, che cadevano sulla città di Nijni-Novgorod, necessariamente presa di mira e colpita più d’ogni altra.
Dunque i nazionali, che dalle faccende loro erano chiamati al di là delle frontiere siberiane, più non potevano lasciar la provincia, almeno temporaneamente. Il primo articolo dell’ordinanza lo diceva chiaro e non ammetteva eccezione. Qualsiasi interesse privato doveva cancellarsi di fronte all’interesse generale.
Quanto al secondo articolo dell’ordinanza, l’ordine di espulsione che conteneva, era anch’esso senza replica, non si riferiva ad altri stranieri fuorchè a quelli di origine asiatica; ma costoro altro non avevano da fare che imballare le mercanzie e ripigliar la via che avevano percorso. Quanto a tutti quei saltimbanchi, il cui numero era grande e che avevano quasi mille verste da percorrere per giungere alla frontiera più vicina, era per essi la miseria imminente.
Perciò corse da principio contro l’insolita ordinanza un mormorio di protesta, un grido di disperazione che la presenza dei Cosacchi e degli agenti di polizia ebbe prontamente represso.
E quasi subito incominciò quello che si po-