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michele strogoff

Russi danno agli antichi discendenti dei Cofti — che cantavano le loro arie più singolari e ballavano le danze più originali di commedianti; di teatri girovaghi che rappresentavano drammi di Shakespeare, adatti ai gusti degli spettatori che vi si recavano in folla. Poi nei lunghi viali, danze di orsi, condotti liberamente dai loro domatori, serragli echeggianti di rauche grida d’animali stimolati dallo scudiscio e dalla bacchetta infuocata del domatore. Infine, in mezzo alla gran piazza centrale, incorniciato da un quadruplice circolo di dilettanti entusiastici, un coro di «marinai del Volga,» seduti a terra come se fossero sul ponte delle loro barche, simulanti l’azione del remigare, sotto la bacchetta di un direttore d’orchestra, vero timoniere del battello immaginario.

Bizzarra e leggiadra costumanza! Sopra tutta quella folla, un nugolo di uccelli sfuggiva dalle gabbie, entro le quali erano stati portati. Stando all’uso molto seguito nella fiera di Nijni-Novgorod, in cambio di pochi kopek caritatevolmente offerti da anime pietose, i carcerieri aprivano la porta ai loro prigionieri, che se ne volavano via a centinaja mandando le loro piccole grida gioconde.

Tale era l’aspetto della pianura, tale doveva essere per sei settimane, chè tante ne dura solitamente la celebre fiera di Nijni-Novgorod.

E dopo quell’assordante periodo, l’immenso frastuono doveva cessare come per incantesimo, e doveva la città alta ripigliare il suo carattere uffiziale, e ricadere la città bassa nella sua consueta monotonia, e di questa enorme affluenza di mercanti, appartenenti a tutte le regioni d’Europa e dell’Asia centrale, non rimanere un venditore che