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un’ ordinanza in due articoli

cavalli, cammelli, asini, battelli, carriole, tutto quanto può servire al trasporto delle mercanzie si trovava in quel campo di fiera: pelliccie, pietre preziose, stoffe di seta, scialli delle Indie, tappeti turchi, armi del Caucaso, tessuti di Smyrne o d’Isphan, armature di Tiflis, tè della carovana, bronzi europei, orologi svizzeri, velluti o sete di Lione, tessuti di cotone inglesi, attrezzi di carrozze, frutti, legumi, minerali dell’Ural, malachiti, lapislazzuli, armi, profumi, piante, medicinali, legnami, catrami, cordami, corni, zucche, ecc.; tutti i prodotti dell’India, della China, della Persia, del mar Caspio, del mar Nero, dell’America e dell’Europa, erano riuniti in quel punto del globo.

Era un viavai, un eccitamento, un pigiarsi, un frastuono di voci, di che non si può dare un’idea, poichè gl’indigeni della classe inferiore erano ciarlieri e gli stranieri non cedevano loro su questo punto. Vi erano mercanti dell’Asia centrale che avevano impiegato un anno ad attraversare le lunghe pianure, scortando le loro mercanzie, e che prima di un anno non dovevano rivedere le loro botteghe ed i loro uffizj. Insomma, tanta è l’importanza di questa fiera di Nijni-Novgorod, che la cifra delle transazioni non sale mai a meno di cento milioni di rubli 1.

Poi, sulle piazze, fra i quartieri di questa città improvvisata, era un’agglomerazione di giocolieri d’ogni fatta; di saltimbanchi ed acrobati che assordavano cogli urli e coi suoni della loro orchestra; di zingari, venuti dalle montagne, che dicevano la buona ventura ai monelli di un pubblico sempre nuovo; di zingari o tsigani — nome che i

  1. Circa 393 milioni di franchi.