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michele strogoff

fosse differentissimo da quello della donna, lo zingaro rispose alcune parole, che dicevano:

— Hai ragione, Sangarre; d’altra parte, domani saremo partiti.

— Domani? replicò a bassa voce la donna con accento di lieve stupore.

— Sì, Sangarre, rispose lo zingaro, domani, ed è il Padre medesimo che ci manda.... dove vogliamo andare!

Ciò detto l’uomo e la donna rientrarono nel casotto la cui porta fu chiusa.

— Buono, pensò Michele Strogoff, se questi zingari non vogliono essere compresi, quando parleranno dinanzi a me faranno bene a servirsi di un’altra lingua.

Come Siberiano, o per aver passato l’infanzia nella steppa, Michele Strogoff, lo abbiamo detto, intendeva quasi tutti gli idiomi usati dalla Tartaria fino al mar Glaciale. Quanto al significato preciso delle parole scambiate fra lo zingaro e la sua compagna, non se ne diede altro pensiero. In che cosa ciò poteva interessarlo?

Essendo l’ora già molto tarda, egli pensò a tornare all’albergo per riposarvisi alquanto. Seguì nell’andarsene il corso del Volga, le cui acque sparivano sotto la tenebrosa massa d’innumerevoli battelli. La direzione del fiume gli fece allora riconoscere qual fosse il luogo che aveva lasciato. Quell’agglomerazione di carri e di casotti occupava per l’appunto la vasta piazza, in cui ogni anno si faceva il principale mercato di Nijni-Novgorod; il che spiegava l’adunamento dei giocolieri e degli zingari venuti da tutte le parti del mondo.

Michele Strogoff un’ora dopo dormiva d’un sonno un po’ agitato, sopra uno di quei letti russi che